Cita la celebre frase di Andy Warhol: «Nel futuro ognuno sarà famoso nel mondo per 15 minuti», ma solo per capovolgerla perché a lui, esponente di questo secolo di super esposizione pubblica, quei 15 minuti – anzi molti meno – sono sufficienti «perché ognuno sia ignorato, anzi non sia più sotto controllo». Del resto, aggiunge, «l’artista non sta mai ai ritmi e ai mezzi espressivi imposti, se ne crea di propri», perfino più veloci del tempo reale, diventato oggi unità di misura anche delle casalinghe e degli anziani che hanno superato la banalità immobile dei selfie per puntare ai più redditizi reel. Marcello Sèstito – artista e architetto nato a Catanzaro, docente nell’Università Mediterranea di Reggio Calabria e operativo a Milano – è partito da questi princìpi nella sua recente mostra “StraVolti”, ospitata nella Mymicrogallery.
Si tratta di 36 opere digitali stampate su tela, tutte di volti femminili, tranne quello del compianto e famosissimo critico francese Pierre Restany, cui era dedicata la mostra e con il quale Sèstito ha collaborato. Si parte da fotografie, selfie e non, alle quali attraverso i segni ricavati al computer, vengono mutati i connotati, un po’ alla ricerca di nuove identità e un po’ per nascondersi dalla sovraesposizione, alla quale tutti ci sottoponiamo tenendo il telefonino perennemente, o quasi, in mano. Ecco, quindi che i Volti diventano StraVolti.
Sotto l’effetto cromatico, reso assai interessante da pennellate digitali che riescono a creare un percorso visivo completamente diverso da quello delle immagini iniziali, appare chiara la testimonianza-filosofia dell’autore, in cui la curatrice Stefania Carrozzini ha colto «alterità e caleidoscopica ambiguità» grazie alla quale Sèstito «getta un ponte umano tra Narciso e la sua immagine riflessa». Osservazione interessante, ma credo che sia da sottolineare come l’artista calabrese “giochi” con le app del cellulare per farle diventare proprie del concetto di arte, per portarle al ruolo di mezzi e non di protagoniste.
Insomma, sono interessanti mezzi di espressione, cui il digitale dà una possibilità infinita di risultati in pochi minuti. E l’artista può utilizzarle nel migliore dei modi: «Immaginate Raffaello con tutto questo a disposizione?», provoca lui. Ecco che torniamo alla sfida dell’arte contro il tempo: «Il tempo che si vuole sempre più veloce e utilitarista – dice Sèstito – viene compromesso da un’accelerazione, solo due minuti per realizzare l’opera». Un modo per ricordare che si può andare velocissimi, ma anche puntare su altri ritmi: abbiamo la possibilità di mantenere la scelta umana, senza farci sovrastare da false necessità e trend imposti. Lui, Sèstito, sa come accelerare nella sua complessa attività di architetto dedito all’arte, formatosi con Eugenio Battisti e Franco Purini che lo definì “artista-scienziato”, di progettista, di curatore di riviste e collane, di autore di molti libri (l’ultimo è “Il ponte incontinente”, che traccia mito e archetipo dello Stretto di Messina, oggi di estrema attualità).
Con i suoi “StraVolti” probabilmente l’artista si riflette (non necessariamente da Narciso); è come se mettesse quei segni digitali sul suo stesso volto e su quelli che hanno il rimpianto di un tempo più dilatato senza rinnegare il ritmo odierno. Vuoi vedere che ancora una volta è l’arte che ci invita al giusto compromesso tra il nostro Io più intimo e l’ambiente esterno?
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