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Scrittura, realtà, verità. Giornate di intense emozioni a Pordenonelegge

Sul palcoscenico due grandi scrittrici: la francese Nobel per la Letteratura Annie Ernaux e l’italiana Mariolina Venezia

Commossa e pronta a raccontarsi, così ha detto di essere Annie Ernaux, Premio Nobel per la Letteratura 2022, a Pordenonelegge dove ha ricevuto il Premio Crédit Agricole «La storia in un romanzo», giunto alla sedicesima edizione. E lei, che si è spogliata dei suoi più intimi pensieri consegnandoli ai lettori con quell’io transpersonale con cui ha plasmato i suoi scritti che uniscono letteratura, sociologia e storia, ha ribadito di non aver raccontato la sua vita ma solo la vita.

«Mi considero attraversata da un tempo della storia, certo anche dalla mia esperienza, ma quel che interessa non è tanto la mia vita ma ciò che è passato attraverso la mia scrittura. Io ho un’impressione spaziale della scrittura, quando scrivo scendo nella scrittura; invece, ne emergo quando leggo». E aggiunge di essere felice di ritrovarsi a Pordenone, dove nel 2018 ha ricevuto il Premio Hemingway, anche perché Hemingway è stato un suo modello, fondamentale per la sua formazione.

Naturale – dice – avere modelli e tra Simone de Beauvoir, Virginia Woolf, Georges Perec, il suo pensiero va soprattutto alla de Beauvoir. «A 18 anni era il mio ideale, non di scrittura ma di vita; avrei voluto essere come lei, con il suo “patto di libertà” con Sartre, anche se poi il suo mondo aristocratico era assai lontano dal mio. Ma anche Claire Etcherelli con il suo romanzo del ’67, “Elisa o la vera vita”, è stata per me un modello. Così sono nati “Il posto” su mio padre e “Una donna” su mia madre». Il suo viaggio nella scrittura con il realismo in primo piano è stato un modo di emanciparsi e insieme di far prendere coscienza ad altre e ad altri sulla possibilità di un altro tipo di vita. «André Gide diceva che il romanzo è più vicino alla verità che non un resoconto non d’invenzione. Io però credo che non sia una questione di verità ma di realtà, di riscriverla attraverso la scrittura».

Riscrivere la realtà attraverso la finzione narrativa, è questo il patto con la scrittura anche di Mariolina Venezia, che a Pordenonelegge ha ricevuto il Premio Friuli Venezia Giulia, “Un racconto dei luoghi e del tempo”, istituito dalla Regione autonoma Friuli Venezia Giulia con Fondazione Pordenonelegge. Con il racconto “Ritorni” la Venezia ha raccontato Trieste sapendone «percepire l’anima con uno sguardo originale» (così le motivazioni della giuria): una sfida per la scrittrice che ha dato alla luce l’esuberante Imma Tataranni, la sostituto procuratore materana protagonista dei suoi gialli che dal 25 settembre sarà in tv per la terza serie a lei dedicata.

«Siccome tra me e la scrittura c’è un patto di sincerità – ha detto la Venezia – non volevo scrivere un racconto agiografico di Trieste, ma mettere in rilievo anche le contraddizioni, i contrasti, le lacerazioni della città. Per me è necessario entrare nei luoghi, parlare con essi, e Trieste, in un modo misterioso, mi ha parlato. La sua anima mi è apparsa in una mattina quasi apocalittica, ma sicuramente mi è stata utile anche la distanza, spesso necessaria quanto la vicinanza, per raccontare i luoghi».

Anche la sua Basilicata chiedeva di essere raccontata e proprio attraverso gli occhi di un personaggio paradossale come la Tataranni: una sfida anche questa per la vincitrice del Premio Campiello 2006 con «Mille anni che sto qui». Perché Imma,«che piace a tutti pur senza voler piacere a nessuno e ha messo d’accordo donne e uomini, Sud e Nord, è nata con la mia decisione di scrivere gialli mentre, paradossalmente, di gialli di cui mi occupavo come sceneggiatrice mi ero stancata». E un’altra sfida ancora è in corso con un romanzo in fase di maturazione ambientato a Istanbul, come la Venezia rivela in anteprima. «Anch’essa un luogo che mi chiede di essere raccontato: una materia pensata da dieci anni e poi rimasta incompiuta, ma il coraggio di riprenderla lo devo proprio a Trieste».

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