Quindici storie il cui filo conduttore è la memoria, raccolte nel libro «Vecchi bambini perduti nel bosco», in cui Margaret Atwood esplora l’amore e la perdita, arrivano in libreria il 3 ottobre per Ponte alle Grazie. La scrittrice due volte vincitrice del Booker Prize, più volte candidata al Nobel per la Letteratura, attraversa tutti i registri narrativi e dà vita a personaggi indimenticabili. In Nell e Tig possiamo indovinare la stessa Atwood e il marito Graeme Gibson, scomparso nel 2019. Sono loro i “vecchi bambini”, in una rievocazione piena di nostalgia e straordinariamente poetica delle loro passeggiate nelle foreste canadesi. Tra i protagonisti dei racconti una madre che forse ha poteri di strega, un’intervista a George Orwell fatta attraverso una medium, un racconto distopico per chi ama la Atwood dei romanzi visionari, un reduce di guerra che in mezzo alla distruzione scrive poesie, e alla fine ancora Nell e Tig, ma soprattutto Tig, diventato assenza struggente. Una lettura spiazzante, in cui la morte compare sotto le forme della memoria e dell’assenza, come parte naturale e ineluttabile del nostro destino ma anche come nostalgia di un tempo in cui le utopie sembravano possibilità, mentre adesso è impossibile non vedere «l’immensa ondata dell’ignoto che già ci piomba addosso» scrive Atwood che vive a Toronto, in Canada. «Lei doveva sapere, in qualche modo, che sarebbe stato lui il primo a salpare» scrive l’autrice de «Il racconto dell’ancella». romanzo di culto diventato anche una fortunata serie tv.