Un’isola, sirene, una ragazzina piena d’immaginazione, una nonna amorosa, ma soprattutto il mare. Ovunque, anzi dappertutto. C’è, riconoscibile e adorato, tutto il mondo di Nadia Terranova, la scrittrice messinese che è – anche – una delle più amate e apprezzate scrittrici per bambini e ragazzi, nel nuovissimo «Il mare dappertutto» (Emme edizioni, collana Prime letture), illustrato da Serena Mabilia.
D’altronde, la letteratura per i più piccoli è sfida che richiede un impegno speciale – e riserva specialissime gratificazioni, dal pubblico più serio ed esigente che esiste – , e Terranova se n’è sempre occupata, dai tempi del suo «Bruno, il bambino che imparò a volare» (Orecchio acerbo, 2015, illustrato da Ofra Amit), diventato un long seller della letteratura dell’infanzia, e attraverso, tra gli altri, il bellissimo «Il Segreto» (Mondadori, 2021, illustrato da Mara Cerri), che lo scorso anno ha vinto il Premio Strega Ragazzi e Ragazze e il Premio Andersen, e il recente, delizioso «Il cortile delle sette fate» (Guanda, 2022, illustrato da Simona Mulazzani). Ogni volta una storia intensa e delicata, con un tocco di magia e di sogno, accompagnata e sostenuta dalle illustrazioni, che non sono mai un ornamento, o una “traduzione per immagini” del testo, ma fanno parte del dispositivo narrativo (addirittura nel “Segreto” costituiscono una sorta di linea narrativa parallela), costruiscono quella “bolla” di suggestione che rende uniche le storie dell’autrice “strettese” (e affascinanti anche per chi ha superato da tempo l’ “età consigliata”).
Tatú è la ragazzina che vede «Il mare dappertutto», perché lo porta dentro, e rinnova col mare il suo amoroso patto ogni estate, a casa della nonna. Una figura ricorrente, nelle narrazioni di Terranova: c’è una nonna saggia e un poco “fata”, o luminosamente “strega”, nel “Segreto”; c’è una nonna, potente figura femminile, che è un punto di riferimento per la protagonista di “Trema la notte” (Einaudi, 2022), l’ultimo romanzo “per adulti”.
La trasmissione dell’amore, di una saggezza che è sempre comprensione e accoglienza e cura delle creature e dei luoghi è la sostanza di queste figure. La nonna di Tatú sta sull’Isola delle Ginestre, raccogliendo fiori di cappero, bevendo liquore di ciliegia e parlando coi fantasmi. Ed ecco altri “pezzi” riconoscibili della narrativa di Terranova: l’isola, col suo mare, i fantasmi. Il mare c’è sempre, come presenza, come protagonista, mai solo come scenario, piuttosto come rifugio di meraviglie e di memorie, custode di storie, artefice di prodigi, illimitato maestro di bellezza. Tatú vive in città, indossa la sciarpa e calza stivaloni di gomma per la pioggia, ma il suo mare se lo porta dietro e attorno, e le pagine – dappertutto – sono delicatamente contrappuntate da conchiglie, pesci, stelle marine, coralli.
D’altronde, Tatú sogna chiaro e forte, e i sogni in qualche modo resistono, «restano impigliati nella testa», a volte pure tra le dita, o negli specchi. E allora i fantasmi non sono figure spaventose ma presenze benefiche, galeoni che appaiono tra le onde, lacrime che diventano fiori. Pesci che circolano tra le pagine, tra le pozzanghere d’una città d’inverno. Come i fantasmi del romanzo più celebrato di Terranova, quell’ «Addio fantasmi» (Einaudi, 2018) che arrivò in cinquina allo Strega 2019 e che è stato anche messo in scena lo scorso anno: fantasmi infine evocati per riconciliarsi con la vita e chiudere le ferite, nella casa sull’Isola, tra i due mari.
La storia di Tatú s’intreccia con un’altra storia, più antica e favolosa, quella del pirata e della ragazza dai capelli mossi, sirena mancata o forse sirena davvero, per virtù d’amore: nelle narrazioni di Terranova – e non ha alcun senso, qui, la distinzione tra storie “per piccoli” e “per grandi” – la volontà d’amare riesce a cambiare i destini, può persino trasformare una catastrofe in una liberazione (in «Trema la notte» i protagonisti attraversano una delle più grandi tragedie collettive d’Italia, il terremoto del 1908 sullo Stretto, e in qualche modo ne fanno rinascita), o una rivolta in una festa di nozze (gli isolani dell’Isola delle Ginestre che celebrano il «matrimonio sull’acqua» del pirata innamorato).
Risponde a molte domande, la delicata storia di «Il mare dappertutto»: ci dice che il mare ci parla, che nessuno è perduto, se «trova il suo orizzonte», che «casa» può essere in molti luoghi, «anche la barba nera del pirata», che i sogni sono una parte di realtà importantissima, e che «quando sogni intensamente qualcosa, quel qualcosa può venire a cercarti».
Ma noi proprio per questo continuiamo a leggere: perché crediamo nei sogni e nel loro potere, e nelle storie che ce lo dimostrano, con grazia e bellezza, a qualunque età.
Le illustrazioni di Serena Mabilia
L'isola delle ginestre
La protagonista Tatù
Le nozze del pirata
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