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"La festa del ritorno". Se lo sguardo d’un bambino può ricreare tutto un mondo

E’ tutto lì, in quello sguardo. Lo sguardo del bambino, incantato, che crea e trasfigura il mondo. Lo ritroviamo, dalle pagine del libro al poster del film. E nelle parole dell’autore: «La festa del ritorno» di Carmine Abate, lo scrittore calabrese di Carfizzi premio Campiello, è diventato un film, con la regia di Lorenzo Adorisio, romano di padre calabrese, al suo primo lungometraggio (il mediometraggio «Chora» del 2004 era stato molto premiato e apprezzato), che uscirà nelle sale lunedì. Ma l’anteprima assoluta sarà domenica a Cosenza, alle 16, al cinema San Nicola, con lo scrittore, gli attori, calabresi anche loro, e la Calabria Film Commission che ha sostenuto la produzione.

La sceneggiatura è di Rosella Gualtiero, Annalisa Ruoppolo e Manuela Tovo, e nel cast ci sono quasi tutti attori calabresi: Alessio Praticò, Carlo Gallo, Anna Maria De Luca, Annalisa Insardà, Federica Sottile e per la prima volta sullo schermo il piccolo Daniele Procopio, nei panni del protagonista Marco. «Questo è un libro sul rapporto fortissimo tra un padre e un figlio – mi dice, la voce colma di emozione, Carmine Abate – , ma nello stesso tempo è un romanzo, e anche un film, proprio sulla felicità dell’infanzia, su quello sguardo di un bambino, che poi ero io, che vede le cose come le ricreasse nel momento in cui le sta osservando. C’è questo sguardo incantato del bambino su tutta la storia».
Mai perdere l’incanto, ci dice l’autore, d’altronde, in ogni romanzo: è appena uscito, a più di 30 anni dal primo (era il 1991), il suo dodicesimo, «Un paese felice» (Mondadori). E l’emozione è sempre quella, intensa e aurorale. Forse una delle chiavi dell’anima e dell’immaginario del narratore Abate. «Sto vivendo quest’attesa, l’attesa dell’anteprima, con la stessa emozione con cui ho atteso l’uscita del mio primo romanzo, “Il ballo tondo”. Una cosa incredibile. Non sono preoccupato di come sarà il film, sono semplicemente emozionato. Ho visto le riprese al mio paese e nel Cirotano, nel Crotonese, e dove hanno girato il film, l’anno scorso a maggio, e quindi ho visto diverse scene, e poi una garanzia grandissima è il regista, Lorenzo Adorisio, che è sì al primo film ma è un affermato e bravissimo direttore di fotografia: questo film mostrerà tutta la bellezza selvaggia della nostra terra».

E c’è la sua mano anche nel film: «Ho letto la sceneggiatura, e ho avuto l’incarico di rivedere i dialoghi, perché c’è anche qualche frase arbëresh, un po’ come nei miei libri, alcune parole dialettali. Per cui so cosa c’è del libro e mi sembra che venga molto rispettato, poi è chiaro che questa terra meravigliosa e forte, piena di sapori, può essere colta efficacemente con una sola inquadratura, per chi vede il film al nord o all’estero».
Per quanto la bellezza dei romanzi di Abate sia anche nella potenza dell’impasto linguistico e dello stile, il suo è anche un modo di “scrivere per immagini”. «Io scrivo per immagini – dice – , anzi parto sempre da un’immagine, nel caso della Festa del ritorno è un’immagine fortissima. E lì c’è dentro tutto il libro, nella prima immagine: il fuoco, le scintille che “ci avvolgevano, sembravano sciami d’api crepitanti, poi si azzittivano spegnendosi, e cadevano sui capelli, sui vestiti come una bufera di neve. Mio padre diceva che un fuoco così non ’era mai visto. Pare fatto apposta per schiaffarci dentro i ricordi più malameni, e appicciarli in un lampobaleno”. In questa frase ci sono il padre e il figlio davanti al fuoco di Natale, il loro segreto, anche la loro lingua, e loro sono i due protagonisti, il loro rapporto e tutto il resto».

Ovviamente, ci sarà un’altra scansione temporale, su un solo anno: «Ci sono tutte le stagioni calabresi, bellissime», ripete Abate, felice di questo nuovo traguardo: «Vedere le immagini delle mie narrazioni in un film è un’esperienza per me assolutamente nuova, a 69 anni, e spero che diventi un film anche “Un paese felice”: porterebbe alla ribalta nazionale l’incredibile storia di Eranova».
Il film, distribuito da Videa, è stato girato in Calabria nelle località di Cirò, Melissa, Carfizzi, Crucoli e Verzino, è una coproduzione italo-francese, ed è realizzato da Alba Produzioni per l’Italia, Gorilla Group e Leon Film per la Francia, in collaborazione con il Ministero della Cultura, Fondazione Calabria Film Commission, Lazio International e con il patrocinio dei Comuni di Carfizzi e Cirò.

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