Sabato 23 Novembre 2024

Qui, Quo, Qua per costruire storie ispirate ai documenti antichi

Un racconto con Qui, Quo, Qua protagonisti per avvicinare i più piccoli, soprattutto, ma anche un pubblico adulto alla ricchezza culturale e di vita del mondo degli archivi: le tre Giovani Marmotte, accompagnate dal Gran Mogol, introducono il lettore al lavoro d’archivio e degli archivisti, ordinando buste e volumi sotto la guida del direttore. Spostando, confezionando faldoni e leggendo le carte, ritrovano un documento che li aiuta a risolvere un importante problema sulla sede napoletana delle Giovani Marmotte, che rischia lo sfratto. E’ il canovaccio della prima storia con i paperi protagonisti (ne seguiranno nei prossimi mesi altre 4) pubblicata nel numero in edicola di 'Topolino' ispirata alla documentazione conservata nell’Archivio di Stato napoletano. Un progetto frutto della collaborazione fra Archivio di Stato di Napoli, diretto da Candida Carrino, e la Panini Comics, rappresentata oggi nella presentazione da Serena Colombo, coordinatore editoriale. Un’occasione anche per una speciale masterclass, con due scolaresche delle Elementari di Napoli e di Torre del Greco, dello sceneggiatore e disegnatore di Topolino Blasco Pisapia che ha letteralmente ammaliato i bambini con disegni realizzati per loro in aula e con spiegazioni sul fumetto. «Emerge come un documento d’archivio possa risolvere un problema della quotidianità - spiega Candida Carrino - per cui l'Archivio si presenta non come un accumulo polveroso di documenti, ma come vera Casa delle Storie, che narra la storia di tutti noi». «I personaggi di Topolino - aggiunge - rispecchiano le maschere antiche che hanno la loro caratterizzazione ma che si evolve nella modernità; con il fumetto facciamo conoscere ai più piccoli un modo fatto di carteggi, buste, faldoni, fodere ricco di vita». Il team di Panini Comics ha elaborato 5 fumetti ad hoc, che saranno pubblicati nel 2024, per essere poi inclusi in una raccolta speciale. Come attirare i lettori nell’era digitale? «Puntiamo in alto con qualità e contenuti per catturare l’attenzione dei ragazzi affascinati da ciò che non conoscono, accendiamo una luce sulla carta stampata» sottolinea Serena Colombo. Inaugura la serie "Qui, Quo, Qua e l’avventura in archivio" (soggetto e sceneggiatura di Marco Bosco, disegni di Blasco Pisapia) ambientata nell’immaginaria Torremare ma con segni inequivocabili di richiamo alla Campania così come negli episodi futuri. Nelle storie successive altri protagonisti di Topolino avranno a che fare con le carte d’archivio: raccontano di Amelia che indossa un abito realizzato con le sete di San Leucio del Settecento grazie ad un documento che trova nell’Archivio; dello scrivano-scalpellino Paperostene che incide su un pezzo di marmo il contratto di compravendita di un casale; di Zio Paperone e Rockerduck alle prese con i loro antenati per la conquista di una eredità; di Sigismondo Gastonberg, leggendario virtuoso pianista che si esibisce suonando con tre mani. Sono tutte storie che prendono spunto dai documenti presenti nell’Archivio di Stato di Napoli, e trovano una rappresentazione nelle tavole di Pisapia. «I ragazzi restituiscono sempre il doppio di quello che dai loro» dice soddisfatto alla fine della masterclass Blasco Pisapia, 57 anni, architetto, napoletano con genitori irpini (e nella prima storia c'è un omaggio ad un paese della provincia di Avellino), che lavora a Milano. «E un’idea fantastica per avvicinare i ragazzi - anche se i lettori di Topolino sono per metà adulti - ad un mondo normalmente 'chiuso" aggiunge. E racconta dell’impegno per essere accurati anche quando si fa un fumetto: «Come nella storia in cui Paperino si trova in epoca bizantina nella Cuma del settimo-ottavo secolo - dice - è interessante perché c'è una ricostruzione di ambiente non facile: non esiste una ricostruzione grafica della Cuma dell’epoca bizantina». Insomma, «c'è da fare pure un discorso di verosimiglianza con una certa accuratezza; Topolino di per sé è una garanzia di cura ma se si lavora per un committente come l'Archivio di Stato non ci si può permettere un’ambientazione meno che accurata».

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