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“Petruzzu e ‘u Lupu”, la fiaba musicale rivive in siciliano

Una fiaba musicale tra le più originali e famose debutterà in prima assoluta oggi a Casalvecchio Siculo (Messina), tra gli eventi del “Progetto Circe”, promosso dal Conservatorio Corelli di Messina nell’ambito del Pnrr. Nella splendida cornice di Piazza Municipio (ore 18.30), “Pierino e il Lupo” di Sergej Prokofiev verrà proposta nell’inedita versione in lingua siciliana, «Petruzzu e ‘u Lupu», curata dal giornalista e scrittore messinese Geri Villaroel.
Narratore sulla scena l’attore agrigentino Gianfranco Jannuzzo, accompagnato dall’Orchestra dell’istituto musicale peloritano diretta dal maestro Michele Amoroso.
«La musica di Prokofiev è straordinaria – ci ha detto Jannuzzo – come l’idea alla base, che è stata quella di realizzare una favola in cui i personaggi fossero interpretati da strumenti. Grazie al talento di Amoroso e al grande lavoro di preparazione fatto anche col presidente del Corelli Egidio Bernava, auspichiamo di regalare uno spettacolo divertente e coinvolgente, soprattutto per i bambini».
Questa nuova edizione è una sfida tanto per l’importanza del narratore e l’uso del dialetto siciliano, quanto per l’eredità delle memorabili performance di Benigni e Proietti…
«Proietti è stato un mio maestro e lo ricordo con grande affetto. Le versioni citate sono punte di diamante recitate da grandissimi interpreti, che è bene tener presenti quando si mette in scena l’opera. Sono onorato di essere stato scelto per la narrazione, perché ho fatto del siciliano la mia bandiera, inserendolo in tanti spettacoli; rappresenta la nostra identità linguistica, forte, importante e colta, piena di rimandi alle dominazioni che non sono riuscite a conquistarci. Non è infatti un caso che si parli di lingua e non di dialetto siciliano. Una lingua che rappresenta l’unica novità di questa versione dell’opera, tradotta dal russo in ucraino, inglese e italiano».
“Pierino e il Lupo” è un racconto di formazione semplice e coinvolgente, ispirato ai racconti tradizionali russi. Quale può essere l’attualità di questa vicenda, calata nel contesto storico dell’autore ma allo stesso tempo universale?
«Prokofiev sottolinea più volte nel testo che i ragazzi non hanno paura di nulla, affrontano i pericoli della vita con incoscienza. È infatti la figura adulta del nonno a mettere in guardia Pierino dai pericoli, rappresentati da una selva oscura, da cui è probabile che vengano fuori situazioni ed esseri pericolosi come il lupo. Ma alla fine sarà il ragazzo stesso a sconfiggere il male con l’aiuto dei suoi amici animali, scongiurando il pericolo per sé e gli altri. Ha uno sviluppo positivo, quindi, la cui attualità risiede proprio nella metafora della lotta al male, in contrapposizione con un concetto di bene pertinente col clima bellico di oggi, che i bambini stessi percepiscono ed esprimono soprattutto quando disegnano la guerra e la sua fine, consapevoli che sia qualcosa di terribile in cui muoiono altri bambini. Spero infatti che il messaggio arrivi soprattutto a loro».
Si può quindi coinvolgere in un’opera di questo calibro una generazione assuefatta ad una fruizione artistica veicolata dalle nuove tecnologie?
«Il linguaggio dell’opera è proprio l’antitesi degli smartphone, perché suggerisce ai bambini di immaginare le situazioni attraverso la musica, che, come ci ha ricordato Benigni stesso, è un’invenzione dell’uomo, per cui anche loro ragionano in termini musicali. È lo sfogo della fantasia all’ennesima potenza, essendo l’unica cosa che possiamo sentire senza avere bisogno degli altri sensi; ed è questo a renderla straordinaria».

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