«La mafia oggi ha sistemi di comunicazione che non siamo in grado di controllare». O meglio, potremmo farlo: «Spendiamo ogni anno 200 milioni di euro per intercettazioni che durano anni e che talvolta si rivelano inutili e anche sbagliate», mentre «potremmo devolvere queste risorse per strumenti, molto costosi, che però esistono e che sarebbero realmente in grado di intercettare le comunicazioni della mafia». C’è il tema spinoso dell’uso di trojan e strumenti di controllo digitale delle conversazioni telefoniche ancora una volta nel mirino del ministro della Giustizia Carlo Nordio, intervenuto ieri in videocollegamento con il festival Taobuk in corso a Taormina, dove lo scorso anno intervenne in presenza in una delle prime uscite pubbliche dopo l’approvazione in consiglio dei ministri della riforma della giustizia. E dopo un anno «siamo in dirittura d’arrivo - ha ribadito - È stato un percorso non travagliato, infatti c’è stata unanimità, ma lungo, a causa di sovrapposizioni con altre iniziative in Commissione. Ora arriva all’approvazione definitiva», ha ribadito parlando del ddl, che da lunedì approderà in Aula alla Camera. E tra i temi torna anche la cancellazione del reato di abuso d’ufficio, difesa dal guardasigilli, per un reato che “non giunge a processo”, anzi ne ha generati 5000 “finiti nel nulla”, ha sottolineato riferendosi ad “alcuni pm contrari” a causa di una “visione” che li porta a fronte di una “probatio diabolica” ad avviare “indagini costose, che poi finiscono nel nulla”.
Ma il ministro - sollecitato dalle domande di Elvira Terranova, responsabile Sicilia di AdnKronos e curatrice della sezione Giustizia del festival - ha comunque insistito, come spesso ribadito, anche sul tema del dialogo con la magistratura, della quale ha ribadito di sentirsi sempre esponente. Il Guardasigilli, ha confermato che entro il 2026 "l'organico di 10.500 magistrati, carente del 15%, sarà colmato per la prima volta nella storia della Repubblica Italiana attraverso quattro concorsi in essere e altri due che a breve verranno banditi". E poi, ancora, processo telematico civile e penale, ma anche un passaggio sul sovraffollamento delle carceri, problema frutto di una "sedimentazione pluridecennale". Nordio ha nuovamente ribadito di essere contrario alla misura dell’indulto definita "una resa dello Stato". Piuttosto, ha precisato, ridurre la carcerazione preventiva ma anche studiare pene alternative: per gli stranieri, che rappresentano oggi circa la metà della popolazione carceraria, la possibilità di scontarla nel loro Paese; per i tossicodipendenti, l’accesso in strutture di comunità, così come per i minori, siglando accordi con le Regioni.
«Non accetto che si sospetti un’intenzione punitiva - ha ribadito riferendosi ad uno degli aspetti più controversi della riforma costituzionale della giustizia, e cioè la separazione delle carriere - Si tratta di realizzare il processo accusatorio voluto da Vassalli, che non è certo un personaggio sospettabile. Nei paesi anglosassoni le carriere sono separate e non credo che quei magistrati si sentano penalizzati». «Sono stanco di processi alle intenzioni - ha ammonito in replica alle osservazioni sulla sottoposizione al controllo dell’esecutivo - Basta leggere il testo: dice che la magistratura è indipendente e autonoma, non capisco perché dovrebbe essere sottoposta all’esecutivo». «Falcone - ha ricordato - fu il primo a dire che con il processo accusatorio le carriere andavano separate. Fu bocciato, isolato e dissero che si era venduto perché scelse di lavorare per il Ministero».
«La vera riforma - ha poi aggiunto - è quella del Csm, che oggi sta alle correnti come il Parlamento sta ai partici politici. Con il sorteggio si ridurrà il sistema delle correnti. Se avremo la maggioranza bene. Ma se dovessimo andare al referendum andrà bene lo stesso: dare la parola ai cittadini è sempre una buona scelta».
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