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I Savoia, una storia che è diventata un romanzo

TORINO. MUSEI REALI - GALLERIA SABAUDA Ambito piemontese, RITRATTO DI FRANCESCO GIACINTO E DI CARLO EMANUELE II DI SAVOIA XVII secolo

Affresco di un’epoca segnata da guerre e contese per i confini territoriali, in cui la piccola contea di Savoia, oltre a contrastare i vicini poteri confinanti (i marchesati di Saluzzo e Monferrato, la contea di Ginevra e il Delfinato), è alle prese con l’ascesa della Signoria milanese in mano allo spregiudicato Matteo Visconti, si apre sull’Assemblea plenaria dei rappresentanti delle nobili famiglie a Giaveno nel 1286 il complesso romanzo «Il Conte Grande – I Savoia, la storia, il romanzo» di Lucrezia Bano – appassionata ricercatrice, dottoranda della Scuola di Scienze Psicologiche e Antropologiche dell’Università di Torino - che attraverso una narrazione limpida e fedele alle fonti storiche accompagna il lettore nelle dinamiche che hanno portato all’affermazione della più famosa monarchia italiana.
Un volume di grande valenza storica, edito da Le Trame di Circe, che mette sul tappeto la dialettica tra sentimenti e ragion di Stato, mostrando la loro fondamentale inconciliabilità; perché se durezza, spregiudicatezza e diplomazia sono le doti che rendono grandi i governi e li fanno crescere, la difesa delle tradizioni e delle identità rimangono comunque strategie maestre per tenerli in vita.
Matrimoni combinati, amori impossibili e relazioni segrete scandiscono così l’altalena tra conservatorismo e cambiamento, lungo un racconto che percorre circa settant’anni di storia. Tra le pieghe dei singoli eventi, diverse visioni del mondo, alcune assunte a paradigma di governo, quasi sempre asservite all’obiettivo delle grandi conquiste territoriali. Colpisce la moltitudine dei personaggi, ma il protagonismo è dei grandi casati, entità al di sopra dei singoli. In un periodo storico in cui il potere ha sue specifiche caratteristiche e dinamiche, i tanti personaggi del romanzo ne incarnano ciascuno le specifiche sfumature, per raccontare un’umanità varia, tratteggiata con profondità e vivacità. Come tratto di modernità, emerge il potere d’un femminile insofferente ad accettare solo ruoli “dietro le quinte”, incline piuttosto a mettere in atto una sorta di “maternage politico”, per difendere patrimoni economici e territoriali prima della maggiore età dei figli, come l’intraprendente Guya di Borgogna, madre di Philippe, legittimo erede alla contea di Savoia. Ma a queste donne forti fanno da contraltare spose bambine, sacrificate ad alleanze familiari talvolta bizzarre. Perché dietro ai governi ci sono comunque persone. E questo Lucrezia Bano lo grida a gran voce, mettendo in evidenza come l’affermazione di potere richieda talvolta la dolorosa rinuncia all’affermazione del vero sé.

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