Fascino e insidie della natura, il rapporto dell’uomo con la sua inquietante bellezza, al centro di “Pietra Madre”, documentario dei registi Daniele Greco e Mauro Maugeri (acese il primo, di Aci Castello il secondo), proposto ieri alla stampa dopo la prima del 17 luglio nella sezione Officina Sicilia. Prodotto da Artescienza s.a.s e Associazione Culturale Scarti ETS, il film segue le vite di quattro personaggi reduci da un sisma recente, le cui rispettive vite gravitano attorno all’Etna, accomunati dalla forza di seduzione che il vulcano esercita su ciascuno: il vulcanologo Boris Behncke, che interpreta i segnali della terra, Padre Samson Socorro Fernandes, sacerdote della Chiesa di Pennisi (Acireale), intento a mantenere viva la speranza dei suoi fedeli terremotati, la guaritrice Nunzia Testa, che supporta i suoi accoliti con antiche arti curative siciliane. E, infine, Bahman Alaj, professore spirituale iraniano, mistico panteista che costruisce una capanna ai piedi del vulcano e fissa la sua meta spirituale sui turbolenti crateri sommitali. Una narrazione, quella del documentario, il cui sviluppo non è affidato alla voce dei protagonisti, bensì ai suoni delle azioni, ai rumori del loro quotidiano. Telefonate, preghiere, liturgie, persino i respiri, costituiscono il sonoro del film e il mezzo che introduce lo spettatore al Vulcano, accompagnandolo anche con le musiche originali del compositore acese Riccardo Leotta. «Ci siamo resi conto che l’Etna rappresentava un po’ il catalizzatore di esperienze utili a raccontare aspetti rilevanti per l’uomo – ha detto Greco – In primis il rapporto con la Terra e, in seconda battuta, una forma di spiritualità che l’Etna sviluppa in ciascuno di noi, e lo abbiamo voluto raccontare attraverso personaggi un po’ estremi, con spiccate motivazioni per intrattenere un rapporto con l’Etna». Fondamentale lo sguardo registico che Greco e Maugeri hanno ripreso dal precedente lavoro “I Misteri”, dedicato alle feste religiose siciliane e proposto in diversi festival internazionali. «Volevamo utilizzare lo stesso linguaggio e anche quel modo di lavorare assieme che si è andato a perfezionare, portando verso qualcosa di sostanzialmente imprevedibile. Abbiamo potuto rincorrere le eruzioni dell’Etna, raccogliere le testimonianze delle persone cresciute alle pendici del vulcano e, nel portare avanti il racconto, abbiamo sviluppato un rapporto molto stretto con questi personaggi perché condividevamo la stessa esperienza: la volontà di raccontare qualcosa di intangibile, ma anche molto concreto, come l’attesa dell’eruzione dell’Etna. Questo ci ha resi molto vicini, creando un’intimità culturale, una grande fiducia reciproca, con chi ti apre le porte di casa a qualunque ora e condizione, o accetta che il suo telefono venga messo sotto controllo». “Pietra Madre” è stato realizzato nell’ambito del Patto per lo Sviluppo della Regione Siciliana (Patto per il Sud), col supporto di Sicilia Film Commission.