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Al TaoFilmFest il fascino e l'intelligenza di Sharon Stone, l'icona del cinema ritira il Cariddi d'oro alla carriera

Splende sul red carpet ma anche in conferenza stampa: «Ora vediamo il sesso in modo più naturale», «Sono preoccupata per il mio Paese»

Il 70esimo Taormina Film Fest chiude in grande con un’icona di bellezza e stile, donna di grande fascino e sensibilità umana ed artistica. Sharon Stone è tornata in Italia, a Taormina, dove ieri sera ha ricevuto il Cariddi d’Oro alla carriera sul palco del Teatro Antico. Non nasconde la felicità di essere nella terra in cui nel 1992 fu presentato «Basic Instinct», thriller erotico di Paul Verhoeven che aveva fatto scandalo per la scena cult dell'accavallamento delle gambe.

Nella mattinata di ieri l’affollato l’incontro con la stampa, con un ingresso da vera diva tra applausi scroscianti e un folto pubblico che dall’esterno ripeteva il suo nome. Non passa inosservato il suo outfit: un abito bianco lungo con fantasia di gigantesche rose rosse, agganciato ad un copricapo che richiama il tipico fazzoletto delle donne siciliane del passato, il classico mantillo. La sua foto in pochi istanti fa il giro del web e in molti vi leggono un omaggio alla Sicilia.

Ripercorrendo la sua prestigiosa carriera si parte proprio dal film di Verhoeven. «Ai tempi è apparso scandaloso – ha detto l’attrice – , oggi sarebbe assolutamente ordinario. Il sesso è finalmente considerato un fatto normale: lo fanno tutti, anche in natura, è come l’acqua, l’aria, la polvere. È sempre stato visto come qualcosa di sporco, perché veniva raccontato dal punto di vista maschile. Adesso invece certe situazioni che sono scandalose lo sono davvero».

Consacrata per quella interpretazione iconica, Sharon Stone ha dimostrato di essere molto di più, avendo regalato performance di drammatica intensità («Casinò» di Martin Scorsese e «Basta guardare il cielo» di Peter Chelsom) e brillanti interpretazioni («La dea del successo» di Albert Brooks); ma la più intensa esperienza pare sia stato il giorno trascorso presso un carcere femminile di massima sicurezza per interpretare Karla Faye Tucker Brown, prima donna americana condannata a morte, nel film «Difesa ad oltranza – Last Dance» di Bruce Beresford.

«Appena ho cominciato a percorrere il corridoio verso la cella le detenute mi hanno detto frasi oscene, minacciandomi di aggredirmi ed uccidermi. Definire l’esperienza in carcere terrorizzante è una diminutio; ma l’ho fatta per comprendere quella di uno dei miei fratelli». Da allora tanto è cambiato e il sistema hollywoodiano è profondamente diverso rispetto all’anno del suo exploit: «Dal 1992 il mondo è per alcuni aspetti migliore, per altri peggiore a causa di tante situazioni che rendono incerto il nostro futuro. I film a cui partecipavo avevano budget di 50-60 milioni di dollari, e c’era una vasta gamma di titoli diversi tra loro che costavano molto meno. Oggi si fanno solo blockbuster da centinaia di milioni e le piattaforme streaming stanno prendendo il sopravvento; ma questo non è negativo, perché si sta tornando a realizzare film più piccoli ma significativi. Questo è un bene per il futuro del cinema».

Immancabili le domande sull’aneurisma cerebrale che la colpì nel 2001 – oggetto del suo interessante libro «Il bello di vivere due volte» (2021), edito in Italia da Rizzoli – e sul suo impegno in diversi progetti umanitari. «Sono grata d’essere sopravvissuta a quella malattia causata dalla violenza – ha detto – . Ho sempre fatto attività umanitarie prima di questo tragico fatto. Non credo che di per sé sia nobile per le persone famose dedicarsi alla beneficenza, perché deve partire da dentro, essere qualcosa di autentico. Ma chi ha la fortuna della notorietà ha il dovere di comportarsi responsabilmente, e quando si supporta una causa umanitaria, è importante essere educati ed informati, rimanendo dentro ai gruppi per quali si prendono decisioni importanti».
Nella vita della Stone ci sono, oltre al cinema, la scrittura, il ballo, e soprattutto la pittura, antica passione trasmessa dalla zia Vonne e riscoperta durante la pandemia. A novembre l’attrice porterà la sua arte in una personale al Museo dell’Ara Pacis di Roma, propostale dal Comune della capitale.

«Sto dipingendo come una pazza e mi auguro che possiate vederli». Che sia la volta buona per tornare in Europa? «L’Europa è un posto bellissimo e da una vita penso di ritrasferirmi qui. Forse è il momento di farlo».

In chiusura un riferimento alla situazione politica statunitense. «Sono un’americana orgogliosa, amo il mio paese e ovviamente sono profondamente preoccupata. È la prima volta che vediamo qualcuno che basa la sua campagna elettorale su una piattaforma di odio e oppressione. Mi piace pensare che gli Stati Uniti abbiano le qualità che noi americani abbiamo difeso, l’indipendenza e il coraggio. Spero che tutti gli altri paesi stiano con noi in questo momento difficile. Sono sicura che queste elezioni avranno una ripercussione su tutti quanti voi».

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