“Premio Tomasi di Lampedusa” ad Agrigento, oggi il riconoscimento allo scrittore Pierre Michon
Lo scrittore francese Pierre Michon riceverà oggi a Santa Margherita di Belice (Agrigento), durante una serata di gala, il premio "Giuseppe Tomasi di Lampedusa", giunto quest'anno alla diciannovesima edizione. Michon, 79 anni, è stato premiato per il suo straordinario libro d'esordio, "Vite minuscole", pubblicato da Adelphi nel 1984, considerato ancora oggi un capolavoro della letteratura contemporanea francese. «Michon è uno dei più grandi scrittori europei – ha dichiarato Salvatore Silvano Nigro, presidente della commissione del premio - . I suoi libri sono tradotti in tutto il mondo, e la sua è una delle scritture più sorprendenti della letteratura europea. Stiamo parlando di un inventore di scrittura, siamo ai livelli di Proust. Nei suoi libri Michon costruisce mondi fantastici, nei quali i lettori spesso si identificano, scoprendo di averli frequentati pur senza averne avuto piena consapevolezza». “Vite minuscole” – ripubblicato lo scorso anno da Adelphi (traduzione Leopoldo Carra) – uscì in Francia nel 1984. Era il primo libro d’uno scrittore ancora sconosciuto nel mondo letterario, ma fu subito chiaro che si trattava d’un esordio folgorante. E audace: recuperando una tradizione che risale a Plutarco, a Svetonio, all'agiografia cristiana, Michon racconta le vite di dieci personaggi non già illustri o esemplari, ma, appunto, “minuscoli” e dunque votati all'oblio se non intervenisse a riscattarli una lingua sontuosa, di inusitata e abbagliante bellezza, capace di «trasformare la carne morta in testo e la sconfitta in oro». Vite come quella dell'antenato Alain Dufourneau, l'orfano che vuole «fare il salto nel colore e nella violenza», in Africa, convinto che solo laggiù un contadino diventa un Bianco e, fosse anche «l'ultimo dei figli malnati, deformi e ripudiati della lingua madre», può sentirsi più vicino alla sua sottana di un Nero; o come quella, lacerante, di Eugène e Clara, i nonni paterni, inchiodati nel ruolo di «tramite di un dio assentato» – il padre, il «comandante guercio», che ha preso il largo e da allora scandisce la vita del figlio come la stampella di Long John Silver, nell'Isola del tesoro, «percorre il ponte di una goletta piena di sotterfugi»; o come quella dei fratelli Roland e Rémi Bakroot, i compagni di collegio, torvamente sprofondati nel passato remoto dei libri il primo, nell'invincibile presente il secondo, e uniti da una rabbia ostinata non meno che da un folle amore. Ciascuno di questi personaggi ha in qualche modo ordito il suo destino.