Il più grande, più alto, più costoso, più veloce. Più. Basta che sia gigantesco. Il mondo di oggi è farcito di notizie che parlano di oggetti e progetti faraonici . Per una volta, negli scarni ambienti della milanese Fabbrica del Vapore, è ospitato “il più piccolo”, con titolo “Small is beautiful”. La “Fabbrica”, oggi esempio di archeologia industriale , fu inaugurata nel 1899 da un’azienda con attività di costruzione, riparazione e vendita di materiale mobile e fisso per ferrovie, tramvie e affini. Poi, in seguito a un devastante bombardamento della Seconda Guerra Mondiale, il sito fu dismesso e nella vasta area liberatasi, una ditta di autotrasporti realizzò un piazzale per le manovre finché, in anni recenti, alcuni dei capannoni abbandonati vennero riutilizzati per manifestazioni culturali, sfilate di moda e set cinematografici. Qui, in capannoni sprovvisti di ogni civetteria, sono in mostra (fino al 22 settembre) 19 artisti internazionali che si occupano del minuscolo. Il loro occhio e le loro dita si sono atteggiati a considerare il mondo di Lilliput quale la più avvincente attrazione e si sono messi a riprodurre tutto quanto in taglia “meno”. Arte in miniatura. Non solo mini-riproduzioni ma anche opere scherzose eseguite con oggetti imprevedibili e ironici, come la stringa che esce da una vecchia scarpa e si inabissa nell’acqua per uscirne quale serpente marino, con effetto mostro di Loch Ness di realismo sorprendente ( artista e fotografo Slinkachu, Regno Unito). La fantasia non ha freni. Ingegnoso il Concerto per piano (Vincent Bal, illustratore e regista belga) realizzato con un pelapatate che diventa pianoforte a gran coda alla cui ombra si esibisce impavido il solista. L’ ucraina Lucia Dolgopolova ha riprodotto vari animali, di cui un superbo fenicottero rosa (scala 1/150), realizzato con filo da cucito diviso in due, poi lavorato all’uncinetto. In campo di uccelli, è magica la specializzazione dei due ragazzi indiani Natan e Venus (The paper ark) che praticano l’arte della carta con le tecniche del taglio e della sovrapposizione. Hanno lanciato il “Progetto 1000 piume” realizzando un’opera d’arte al giorno per 1000 giorni, in scala libera, sempre mini s’intende. Ne è nata una voliera di inimmaginabile bellezza. La francese Marie Cohydon, che lavora al microscopio, ha pensato a un Pomeriggio delle pantere sorprendendo le fiere in un paesaggio boschivo. Bisogna cercarle, le pantere, dato che misurano 3 mm. di lunghezza. Simon Laveuve, ossessionato dal caos e dal rumore odierni, molto attratto dall’architettura, immagina dei “rifugi post-apocalittici” che assomigliano molto ai castelli delle fiabe che vorrebbero essere ancore di salvezza e luoghi di sopravvivenza esclusivi. Sempre francese il duo di artisti multidisciplinari, pittori e scultori Tank & Popek. Loro realizzano con cartone riciclato opere oniriche fondate su racconti pagani, leggende urbane e spirito punk, vedi il pesce con in groppa le Cinque cittadelle. Mentre David Mansot, architetto di interni con formazione da ebanista, dopo un castello in miniatura costruito per i suoi figli, ha dato il via a universi fantastici, come Le rocher, disegnando con l’acquerello e poi costruendo con materiali di riutilizzo (scala 1/50). Del gruppo, fa parte anche un’italiana, Claudia, di Bari , che si esprime in scala 1/12 per riprodurre ambienti domestici nella chiave “casa di bambola”: soprattutto cucine e dispense con dovizie di cibi, oggetti, verdure, modellati in pasta scrupolosamente identici alla realtà. Una terza stanza è dedicata all’immensamente piccolo. Qui gli “oggetti” , fiori, uccelli, sono esposti in vetrine provviste di lenti, senza le quali sarebbe molto arduo riconoscerli.