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Felicia Kingsley, tutto il sapore del romance

Un pubblico ampio e trasversale adora le sue storie d’amore: «I libri devono unire»

Non è amata, è amatissima dal pubblico, un pubblico inaspettatamente trasversale che adora i suoi romanzi che esplorano le latitudini del nuovo “romance”: Felicia Kingsley – 14 romanzi bestseller, tre dei quali diventeranno film («Non è un paese per single», diretto da Laura Chiossone e scritto da Alessandra Martellini, Giulia Magda Martinez e Matteo Visconti, sta per uscire sulla piattaforma Prime Video), l’autrice italiana più letta del 2023 (quasi tre milioni di copie in Italia, ma è anche tradotta in 16 Paesi), vincitrice del TikTok Book Award come scrittrice dell’anno – domani sarà a Reggio Calabria, in un incontro e firmacopie organizzato dalla libreria Ave-Ubik (ore 16.30), e dialogherà con Cristina Marra sull’ultimo libro fresco di stampa, «Una conquista fuori menù» (per l’editore di tutti i suoi romanzi, Newton Compton), che ha già scalato le classifiche.
Nel romanzo, ambientato a New York, tutto concorre a... dividere e poi unire una coppia predestinata già dal nome, Julia Villa detta Giulietta e Dwight Faraday detto Romeo, agente Fbi sotto copertura che deve indagare il mondo «non proprio legale» del ristorante di famiglia di Julia, una famiglia «italiese» caotica e passionale, dove infuria la faida «arancino-arancina» e certe amicizie e frequentazioni fanno pensare al «Padrino». Felicia, felice pseudonimo letterario di Serena Artioli, architetta modenese stabilmente insignita ormai del titolo di “regina italiana del romance” (ma il suo interesse per una scrittura “al femminile” è ben più ampio: ha curato l’introduzione di «Tutti i romanzi di Jane Austen» in edizione integrale, e tradotto «Una ragazza fuori moda» di Louisa May Alcott, immortale autrice di «Piccole donne», entrambi per Newton Compton), ha risposto alle nostre domande.
Il cibo, la cucina, il mondo dorato degli chef sono un robusto mito, mondiale, del nostro presente, declinato in innumerevoli programmi tv, film, romanzi, autobiografie. Come ha scelto di inserirlo dentro il suo specialissimo “genere”, bilanciato con la storia d’amore e la sottotrama crime?
«Il mondo delle cucine professionali mi ha sempre affascinata e amo il modo scanzonato con cui il compianto chef Anthony Bourdain lo ha sempre raccontato – senza filtri – nelle sue cronache culinarie e per sua stessa ammissione è un ambiente in cui non di rado ci si trova a lavorare gomito a gomito anche con persone che in precedenza hanno avuto problemi con la legge. La trama ha preso il volo da questo spunto».
Qual è stata la scintilla, la suggestione che ha dato origine a questo particolare romanzo?
«Appunto proprio la voglia di raccontare una storia d'amore, di equivoci e schermaglie davanti alle fiamme dei fornelli. In fondo cucinare è un'espressione di amore, soprattutto per noi italiani».
È alquanto ardimentoso inserire un tema come la malattia della protagonista, affetta dal morbo di Crohn, che la costringe a «rifondare il rapporto con se stessa e il proprio corpo», compreso il proprio mestiere, legato al cibo: ma le sue eroine, o le eroine del “romance” più moderno, rifondano mondi e cambiano le carte in tavola – e pure a letto - o almeno ci provano, no?
«Julia deve ricominciare ad amarsi in tutti i modi possibili e, sebbene ci sarebbe riuscita anche da sola, Dwight ha accelerato il processo. Lei, come tutte le mie protagoniste, è una donna contemporanea, con  le sue insicurezze e le sue ambizioni, le sue passioni e i suoi limiti che cerca di superare, e prova anche ad abbattere gli stereotipi che ancora oggi condizionano l'universo femminile».
E dunque, “romance” sia: come lo definirebbe, oggi? Cosa c’è che sopravvive della classica “commedia romantica” e cosa si è evoluto, in cosa può rispecchiare i nostri tempi?
«La commedia romantica è una delle tante chiavi in cui si può raccontare l'amore. La prediligo perché ritengo che attraverso la leggerezza e la risata, si possa arrivare a toccare temi e corde che possono accendere una riflessione nel lettore, ma tenendo sempre in primo piano il mio scopo, ossia intrattenere. Tutti i generi letterari, incluso il romance, si evolvono con i tempi, dei quali sono uno specchio e ce ne restituiscono una cartolina».
Lei inserisce un “trigger warning”, un’avvertenza per il lettore. Come si inserisce, questa cosa, nel dibattito attuale sulla soglia di suscettibilità ai contenuti “sensibili”, persino in una commedia romantica, e perché ha ritenuto di farlo?
«In questo caso perché pur essendo una commedia romantica, al suo interno vi sono alcuni passaggi più densi, più cupi e dunque il TW può servire ai lettori ad orientarsi e non trovarsi spiazzati davanti a determinati passaggi, per pochi che siano».
Ha una lettrice o un lettore ideale a cui si rivolge, o il rapporto col suo pubblico, che pare sia molto intenso, ridefinisce il suo modo di scrivere, via via? C’è un pubblico del romance o un pubblico di Felicia Kingsley?
«In realtà posso dire con soddisfazione che la platea dei lettori romance si sta allargando in ogni direzione possibile, scavalcando anche il vecchio pregiudizio che i romance sono romanzi per donne (giovani). Mi scrivono sì ragazze, ma anche donne mature e signore nella loro terza primavera, mi scrivono uomini, ricevo foto di mariti che rubano i miei libri dagli scaffali delle mogli o signori che mi leggono e poi consigliano i miei libri alle consorti. Finalmente stiamo andando nell'unica direzione in cui dovrebbero andare i libri, cioè quella di unire».
Il pubblico la adora, lo dicono tutti i numeri e le classifiche, e presto le sue storie diventeranno anche film tv, cioè uno dei prodotti in assoluto più amati e popolari. Come si confronta con questo, come lo vive l’architetta Serena Artioli, quanto ne è… Felicia?
«In realtà è stato tutto così graduale che Serena e Felicia non hanno subito shock. Si sono sempre lasciate posto a vicenda secondo le necessità di una o dell'altra e credo continueranno a farlo»

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