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Quant’è difficile essere il figlio del genio Pirandello! Parla l’attore siciliano Giancarlo Commare

Titolo fra i più apprezzati della Festa del Cinema di Roma appena conclusa, «Eterno visionario», il film di Michele Placido su Luigi Pirandello – liberamente ispirato al libro di Matteo Collura «Il gioco delle parti. Vita straordinaria di Luigi Pirandello» (Longanesi) – ha rappresentato un vero e proprio viaggio emozionale per Giancarlo Commare, classe 1991, di Castelvetrano (Trapani).

L’attore siciliano, già volto di Rocco Amato nella soap «Il Paradiso delle Signore», qui interpreta Stefano Pirandello, unico tra i figli del grande drammaturgo agrigentino a seguirne le orme artistiche. Una figura fondamentale nella vita di Luigi, ma discreta, vissuta all’ombra del padre e così narrata dal film e interpretata da Commare.

«Con la parola riusciamo ad essere più incisivi, per cui se hai un personaggio che col verbo può esprimersi tanto hai un’opportunità in più – ci ha detto – . La difficoltà nel dare volto a Stefano è stata invece quella di lavorare sulla sottrazione: voler dire qualcosa ma non riuscire a dirla, perché sei quel personaggio che ha imparato a stare nell’ombra per rispettare la luce di qualcun altro. Ha rappresentato infatti uno dei ruoli più complessi che abbia mai interpretato». «Stefano è sempre stato il braccio destro del padre – prosegue – e, pochi lo sanno, molte opere sono state completate su quello che il padre aveva lasciato alla sua morte. Nel film c’è una scena che abbiamo girato ma poi lasciato fuori campo in cui, a un certo punto, quando è arrivato il suo momento, Luigi dice a Stefano: adesso tocca a te».

Fondamentali nel lavoro di documentazione e preparazione le lettere che Stefano Pirandello mandava alla madre e ai fratelli. «In quelle lettere emerge, oltre alla percezione dell’essere all’ombra del padre, anche l’impossibilità di aiutare la madre. L’altra difficoltà interpretativa è stata infatti calibrare tutto il suo mondo nei pochi attimi che avevo a disposizione, al punto che, finite le riprese, mi sarebbe piaciuto fare uno spin-off su questo personaggio davvero singolare».
Per Commare «Eterno visionario» è stato anche un modo di riannodare i fili con la figura di Luigi Pirandello dopo «Io sono A.N.D.R.E.A», pièce ispirata a «Uno, nessuno, centomila», di cui ha curato la regia. «È sempre stata una figura che ha catturato la mia attenzione, da quando iniziai a studiarlo al liceo e dopo nel mio percorso artistico. Grazie al film è possibile capire quanto la vita di Pirandello abbia ispirato le sue opere, non sempre comprese proprio perché non si conoscevano tanti aspetti del suo privato.

L’innovazione portata nella scrittura e nel teatro ha corrisposto proprio al modo in cui lui metteva in scena la propria vita nelle opere. Era un visionario, e quando immaginava i suoi personaggi li vedeva realmente, parlava con loro. Ha portato il contatto diretto tra l’autore e ciò che scriveva e portava in scena. Pirandello è presente in ogni singolo personaggio che ha scritto, non solo nei protagonisti dei suoi lavori».

Altri interpreti siciliani del film sono l’ericino Marcello Mazzarella, la catanese Guia Jelo e la palermitana Dajana Roncione, nei panni di padre, madre e figliastra dei «Sei personaggi in cerca d’autore».

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