Giovedì 26 Dicembre 2024

Quel disturbante mondo di “1984” è un po’ il nostro? Il capolavoro di Orwell messo in scena a Milano

Per una volta vorrei cominciare dagli applausi. Non solo perché sono stati intensi e prolungati, oltre che meritati. Credo che il modo liberatorio in cui sono “scoppiati”, senza soluzione di continuità con la fine dello spettacolo – quasi a farne parte – e di tutto ciò che di disturbante e coinvolgente aveva proposto, abbia segnalato un’intima e preoccupata adesione alla riduzione teatrale di «1984», il romanzo distopico di George Orwell, in scena fino a stasera sul palcoscenico del Carcano, con l’interpretazione del messinese Ninni Bruschetta insieme con Violante Placido e Woody Neri. Infatti, lo scopo dichiarato del regista Giancarlo Nicoletti (che ha anche tradotto il testo di Robert Icke e Duncan Macmillan) è quello di far sentire gli spettatori sia spiati dal Grande Fratello (di Orwell, non l’altro televisivamente banalizzato nei nostri giorni), sia a loro volta essi stessi spie (l’un l’altro oltre che dei personaggi in scena) in un mondo voyeur, il nostro del 2024, in cui, pur evitando le spire patologiche del complottismo, appare evidente che algoritmi e intelligenza artificiale sembrano pronti per sostituire in chiave contemporanea il Partito unico immaginato dallo scrittore inglese. La vicenda dei due ribelli Winston e Julia rimane così attuale, anche perché «1984» era solo un anno convenzionale, lontano ma non troppo dal 1949 in cui il romanzo fu pubblicato. Winston (Woody Neri), che fa parte del Partito esterno, vive di ideali e non riesce ad accettare tutte le vessazioni di un regime (ricalcato sulle esperienze nazista e stalinista) che controlla sia le azioni sia il pensiero di ciascuno, anche attraverso schermi attivi in ogni appartamento che emanano immagini e suoni disturbanti e, nel contempo, vedono tutto ciò che fa ogni persona. Julia (Violante Placido) è una ribelle vitalistica, che non può sopportare i condizionamenti che hanno abolito le emozioni, il sesso, il piacere del cibo e tutto ciò che in sostanza è l’esistenza. L’amore, cosa proibitissima, è ciò che fa credere loro di poter creare un mondo a parte, ma il desiderio di Winston di combattere per la libertà li porta dritti nella trappola di O’Brien (Ninni Bruschetta), magnetico personaggio del Partito interno, che prima si mostra come parte della congiura anti regime e poi si rivela come spietato braccio del potere. È lui che, in un crescendo di violenze fisiche e psicologiche, porta Winston a piegarsi al “doppiopensiero”, ovvero credere in una cosa e accettare anche il suo contrario. Deve essere rieducato prima di essere comunque eliminato (ma nel finale c’è un alito di speranza sul futuro). La scenografia di Alessandro Chiti utilizza i mezzi più moderni – videoproiezioni, riprese in diretta, ambientazioni immersive – amplificati dalla freddezza di alte pareti metalliche, senza spiragli se non verso il peggio. Le musiche di Oragravity, i costumi di Paola Marchesin, il disegno video di Alessandro Papa e il fondamentale disegno luci (in un certo senso terrificante come i suoni) di Giuseppe Filipponio esaltano il progetto registico, creando uno spettacolo (a parte, forse, qualche difficoltà nell’inizio a portare dentro la vicenda) di valore assoluto: per 141’ si è costretti ad abbandonare i condizionamenti di telefonini e simili (usati dai personaggi in scena) che ci propongono una vita almeno in parte voluta da altri. In tutto questo, gli interpreti diventano un necessario punto di forza. Soprattutto Bruschetta - O’ Brien e Neri-Winston sono perfetti nella dialettica dei loro personaggi: freddo e lungimirante, insinuante e violento secondo i casi il primo; appassionato e illuso, sentimentale e combattivo il secondo. Anche Violante Placido esprime compiutamente l’attaccamento alla vita di Julia. In una compagnia di buon livello gli altri interpreti sono Silvio Laviano, Brunella Platania, Salvatore Rancatore, Tommaso Paolucci, Gianluigi Rodrigues e Chiara Sacco.

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