
Impossibile indicare una traccia. Definitivamente finiti i tempi delle tendenze, di domande tipo: «Cosa si userà il prossimo inverno? Quale colore? Che lunghezze?». Qualche indicazione di massima forse c’è, ma alle ultime sfilate milanesi, dedicate alla moda donna della prossima stagione fredda, è andato in scena tutto e il contrario di tutto, ad indicare chiaramente una cosa: nonostante i cambiamenti vorticosi alle direzioni creative, ogni maison, ogni griffe, ogni stilista si è rifugiato nel suo Dna.
«È questo che la gente cerca e vuole», sottolinea Federico Giglio, importante buyer che, con la sua famiglia, conta sei negozi a Palermo, oltre a giglio.com, piattaforma di vendita online internazionale, quotata in borsa. «In tempi di incertezza come questi, il cliente vuole essere rassicurato, vuole riconoscere e riconoscersi nel suo brand preferito, arricchito ogni stagione da nuovi dettagli che non ne stravolgano però l’identità».
Lavoro egregiamente eseguito da Silvia Venturini Fendi che, per i cento anni della Maison romana, ha dichiarato «Riparto da me». E in quel me ci sono la mamma Anna e la zia Paola (presenti allo show, 93 e 94 anni), le altre zie Franca, Carla e Alda, i nonni Edoardo Fendi ed Adele Casagrande che, nel 1925, hanno iniziato il tutto. In quel «me» ci sono i ricordi d’infanzia, le sere passate all’Atelier con ospiti famosissimi, scrittori, registi, artisti, tutti amici, in quel salotto che andava ben oltre il «vestire». Ed è quindi naturale che la sfilata diventi un evento, che ci siano modelle storiche in pedana, che il DJ Disco Bambino si sbizzarrisca con la musica 70/80, che gli abiti rievochino le linee anni 50 e che i piccoli twin set accarezzino gonne a ruota e i bottoni pasticca siglino i tessuti preziosi in colori candy come rosa, giallo e verde lime (tinte care anche a Gucci e Prada), e che la nuova borsa si chiami Giano, come il dio bifronte.
Tra tutti gli ospiti (è arrivata persino Sarah Jessica Parker, estimatrice della borsa Baguette) spicca la bellissima Miriam Leone, siciliana doc, con tanto di acconciatura con toupet, così in voga negli anni 60. Sono invece le onde anni 40 che imperversano sulle altre passerelle che, degli anni bellici, riportano anche le gonne a ruota, i cappotti militari, i ricami preziosissimi degli abiti da sera, privilegio di star e donne molto ricche, visti i tempi di guerra.
Qualcuno ci ha visto un pensiero inconscio pericoloso, ma ci pensa Brunello Cucinelli a fugare ogni dubbio: «Questo è un periodo di grande cambiamento. Vedo positivo e credo che siamo davanti ad un nuovo Rinascimento, per mano e testa dei nostri giovani, spesso bistrattati, ma che sono invece pieni di ideali e di valori che decreteranno una nuova era».
Si spera. Intanto l’imprenditore del cachemire presenta una collezione di stampo equestre, rivisitato in quel suo inconfondibile lusso discreto, che prevede bermuda in velluto a coste, cardigan lavorati a mano, ai ferri e uncinetto, cappotti in lana effetto cocco, e l’abito couture, in mohair ricamato a micro paillettes con bustino rigido e gonna resa gonfia da due strati di crinolina: un sogno.
E un sogno deve essere sembrata la sfilata di Dolce & Gabbana al pubblico in strada. I due stilisti hanno infatti approntato una pedana, con tanto di DJ set, proprio sui binari del tram, fuori dal Metropol, ex cinema dove da sempre sfilano, per la gioia delle tantissime persone accalcatesi ore ed ore prima dello show. La loro “cool girl” supersexy abbina l’eskimo alla lingerie in pizzo, poi ci piazza sotto stivali con grandi spille di cristalli, riportate anche sui jeans e sui giubbotti. Ma la sera la musica cambia e la hit girl sceglie sfavillanti sottovesti danzanti, vestiti ipertrasparenti con lingerie a vista, pizzo, frange e piume che lasciano poco all’immaginazione. Naomi in prima fila, vicina ad Achille Lauro, sorride sorniona.
Decisamente più “grunge” la ragazza di Etro, disegnata dallo stilista messinese Marco de Vincenzo, guarda ad un’atmosfera new age e mixa tessuti, colori, stili, ispirati dalla natura circostante e da un universo reale ed emozionale che adesso è più che mai necessario salvare.
Romantica ma con i piedi ben piantati per terra la donna che veste Max Mara sceglie pochi colori, decisi ed eleganti, per le sue lunghe gonne a ruota, i caldi cappotti, i maxi pullover tricot: bordeaux, cammello e nero i must vincenti. Stesse tinte predilette anche da Luisa Spagnoli ed Ermanno Scervino che giocano anche su pizzi e trine: da collegiale, in stile bon ton o decisamente seducenti in abiti sottoveste impalpabili. Mentre sceglie il bianco cachemire, come da tradizione, Laura Biagiotti.
La settimana non può che chiudersi con il Re e con il suo inconfondibile stile. Giorgio Armani incanta con una collezione sobria e ricca di dettagli. I suoi celebri tailleur sono sostituiti da completi di giacchine e giubbotti segnati in vita, sopra pantaloni fluidi che si chiudono alla caviglia, su stivaletti piatti. I tocchi esotici, tanto cari ad Armani, si ritrovano in disegni di stampo etnico, sia per il giorno che per la sera, che lascia spazio a interpretazioni di bustier ed abiti straordinari e abbaglianti, nei toni dell’argento e dell’albicocca. E poi gli sfumati, i verdi, i grigi e i marron glacé, appunto una conferma di un Dna consacrato: «Questa stagione ho pensato alle radici, immaginando abiti che prendono i colori della terra, dei minerali, di certi paesaggi arsi dal sole. Ho voluto immaginare una nuova armonia, perché penso che è quello di cui tutti abbiamo bisogno».

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