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«Stiamo Strette», per la Bellezza. L’antologia di racconti di diciassette autrici calabresi e siciliane

Una pluralità di accenti e immaginari per una voce corale, anzi CollettivA, che vuole descrivere e difendere un meraviglioso «luogo comune»: lo Stretto. Oggi un reading a Reggio

Stanno strette sotto il cielo meridiano le diciassette autrici riunite nella CollettivA Strettese che ha dato vita al bel volume di racconti «Stiamo Strette» (Città del Sole Edizioni) a cura di Tiziana Bianca Calabrò e Eleonora Scrivo, con introduzione firmata da Claudia Fauzia, formazione da economista, esperta, tra le altre cose, di studi sul Sud e fondatrice e presidente dell’Associazione Malafimmina.

Insieme, per raccontare un tempo e un luogo comune, sentinelle di bellezza in quello spaziotempo di incontri e di scambi, di contemplazione e di contrasti che è lo Stretto, sono state diciassette scrittrici, giornaliste, docenti, blogger, drammaturghe, operatrici o “agitatrici” culturali, poetesse, tutte figlie-sorelle di Reggio Calabria e di Messina (ma c’è anche una “sorella” catanese), abitatrici delle terre che si affacciano sul quel mare pascoliano «che se ci tuffi una mano gocciola azzurro», quel mare omerico che sa diventare «color del vino» quando i suoi abissi ribollono.

E su quelle acque numinose, su quelle acque di incanti e di sconquassi, queste autrici, con la forza del femminile che contiene in sé anche il maschile (e sin dai primordi il mare, thalassa e pelagos, sa essere insieme Poseidone e Teti, Nereo e Morgana, Glauco e Anfitrite) hanno costruito un libro-ponte, muovendo e incrociando le storie, raccontando come suonano e come parlano i luoghi.

«Un atto rivoluzionario – scrive la Fauzia nella sua bella introduzione – unire le sponde attraverso narrazioni plurali e incarnate». Essere strettesi è una divisa per stare al mondo per queste diciassette «migranti interne – aggiunge la Fauzia – che scelgono di rimanere per sempre nelle acque di Scilla e Cariddi, o che vi ritornano per ritrovare quel 30% che manca alle acque dentro di noi».

Diciassette donne, diciotto con la Fauzia, più una d’invenzione, colei che nata dall’arte sapiente di Francesco Piobbichi («disegnatore sociale» che opera per il progetto Mediterranean Hope e per i diritti dei migranti) sembra dipingere l’aria nella bellissima copertina del volume: una Morgana o una Teti o una Sirena, riemersa dagli abissi, comunque una strettese, che volando sulle onde tra cielo e mare insegue l’azzurro mentre solleva sulle braccia un ponte: il libro vuole essere, anche, un atto di militanza e resistenza dal basso, in questo caso con le armi pacifiche e inclusive della letteratura “fimmina”, contro il progetto del Ponte sullo Stretto.

Intanto Scilla e Cariddi, non più mostri, ma numi tutelari dello Stretto, stanno acquattati, ad ascoltare anch’essi questi racconti mitopoietici che assecondando le correnti sono divisi in tre parti: un «prima», un «persempre» e un «dopo». Ci sono corpi di donne, di case, di montagne, di naufraghi e di penelopi che resistono, c’è un’intera cartografia nei volti e nei gesti delle madri, zie, sorelle, nonne, amiche, amanti, giovani e vecchie, vive e morte, e di tutte le eroine di un unico spaziotempo che popolano questi racconti. Ci sono echi di antichi miti magnogreci, antichi quanto la ferita originaria che divise Reghion da Zankle, eubei da calcidesi, eros da thanatos, Atena da Nettuno. Stanno stretti i racconti come in una trincea, e si parlano tra loro per esorcizzare ogni tipo di omologazione e di mistificazione, tra pennellate di ombra e di luce, tra durezze e dolcezze, tra angosce per il «dopo» e tristezze per il «prima».

A ripensare la bellezza «persempre» mentre il mondo è in fiamme, a vestire il presente di futuro guardando al passato, a resistere ci sono Katia Colica con «Al centro esatto dello Stretto», Valentina De Grazia con «Alectoris Graeca Graeca», Agata De Luca con «L’anello di Morgana», Rosa Maria Di Natale con «A/R», Masella Cotroneo con «Queste nostre quattro anime», Katia Germanò con «Parlami ancora di rosso e di blu», Gabriella Lax con «Nina», Mimma Mollica con «Lo Chaperon», Daniela Orlando con «Dove il mondo curva», Daniela Scuncia con «La Ninfa», Romina Arena con «Creature», Caterina Azzarà con «L’eredità», Tiziana Bianca Calabrò con «Negli occhi di chi resta», Eliana Camaioni con «Passione», Anna Mallamo con «L’ultima casa», Cinzia Aurelia Messina con «Gardenie», Eleonora Scrivo con «178». Strette tutte insieme a interrogare mare, miti e sogni, tutte insieme di vedetta a far squillare la loro voce corale a difesa della bellezza.

Oggi a Reggio un reading

Oggi alle 17 la CollettivA Strettese, costituita da autrici calabresi e siciliane, presenterà a Reggio Calabria, al salone dei Lampadari “Italo Falcomatà”, un reading letterario tratto dall’antologia di racconti «Stiamo Strette». L’iniziativa si inserisce nel quadro dei «Percorsi di consapevolezza collettiva» voluti dall’Amministrazione comunale per una celebrazione dell'8 Marzo, Giornata internazionale della donna, che sia «Oltre le mimose». L’assessora alla Città consapevole, con delega alle Pari opportunità, Anna Briante, ha parlato di «iniziative pensate per mettere al centro dell'attenzione il rispetto verso la figura femminile, andando oltre gli stereotipi del passato».

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