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Una veste tutta nuova per il genio di Camilleri: la collana celebrativa per i 100 anni

Le copertine del Maestro Lorenzo Mattotti e le note di scrittori e intellettuali, da Antonio Manzini ad Alessandro Barbero

Andrea Camilleri (6 settembre 1925)

L’effetto Camilleri, la capacità prodigiosa del maestro Andrea Camilleri, diventato un caso letterario in età matura, quando nel 1994 pubblica il primo romanzo con il commissario più celebre d’Italia, dopo una carriera di rilievo come regista e autore tra teatro, televisione, radio, e come scrittore di romanzi storici, la capacità di espandere le storie e di espandersi sei anni dopo la sua scomparsa e in questo 2025, anno del centenario della sua nascita (era nato il 6 settembre 1925 a Porto Empedocle), vive nella collana celebrativa «Cento anni di Andrea Camilleri» che Sellerio dedica al suo autore di punta, a colui che ha fatto crescere in casa Sellerio la famiglia letteraria di tanti autori di giallo, di tanti che sono venuti dopo il papà di Montalbano, suoi figli o nipotini estetici.

I libri sono ponti resistenti, uniscono e creano legami, lasciano impronte, e la nuova collana di Sellerio, dopo quelle “storiche” con le iconiche copertine blu comuni a tutte le pubblicazioni della casa editrice palermitana, caratterizza dodici titoli del ciclo montalbaniano (usciranno tutti entro il 2025) con una nuova veste grafica e nuove copertine, realizzate appositamente con i disegni originali del Maestro Lorenzo Mattotti.
Fumettista, illustratore, regista e sceneggiatore noto a livello internazionale, una lunga e impegnata carriera (notevole la sua collaborazione con libri e cataloghi d’arte), con il suo esuberante stile evocativo-onirico dà al “nuovo” Camilleri una nuova musicalità, un nuovo «solfeggio grafico», come Mattotti ama dire per la sua penna con più visioni, tra magia e mistero, tra grottesco e surreale e come l’editore osserva per l’invenzione del “vigatese” che «ha lo scopo di modulare l’armonia di un suono musicale, tanto che un lettore estraneo al siciliano è sempre in grado di “ascoltare” questo andamento al modo di uno spartito, con parole al posto delle note».

Copertine colorate come i colori di tutte le storie di Camilleri, connotate da una nuova freschezza, dalla cifra ironica comune ai due maestri Camilleri e Mattotti, capace di generare piacere in chi “legge” e “ascolta” le loro storie, a cominciare dalle immagini messe in scena dall’illustrazione che spingono ad esplorare lo spazio del libro, sia da parte di chi queste dodici storie le conosce già, sia di chi si appresta a conoscerle.
Del resto, ogni narrazione contiene pretesti per essere riletta, soprattutto se illuminata, come nei dodici libri di questa collana celebrativa, «dall’autorevole lettura di alcuni dei più lucidi scrittori del panorama nazionale e internazionale – ricorda l’editore – , appassionati della prima ora o folgorati solo di recente, cui abbiamo chiesto non un dotto saggio letterario, ma piuttosto di raccontarci la loro esperienza di lettori di Camilleri».

Fondo giallo per «La forma dell’acqua» (con una nota di Antonio Manzini, forse il più geniale dei nipotini di Camilleri, a lui legato da antica amicizia e al quale Camilleri propose per primo la lettura), azzurro per «La rivoluzione della luna» con una nota di Chiara Valerio, verde menta per «La concessione del telefono» con una nota di Alessandro Barbero, amaranto per «La strage dimenticata» e «La bolla di componenda», riuniti in un solo volume con le note di Luciano Canfora e Vanessa Roghi.
Tutti preceduti da una nota dell’editore che ricorda come «il modo migliore per onorare e rinsaldare il meraviglioso rapporto che il grande scrittore aveva con i lettori italiani fosse quello di riproporre, nell’anno del centenario della sua nascita, in una nuova collana dedicata, una selezione della sua straordinaria opera»; tutti seguiti da una postfazione di Camilleri, sempre generoso nello spiegare la genesi delle sue storie e riguardo alla saga di Montalbano. Questi, dunque, i primi quattro dei dodici titoli delle storie con Salvo Montalbano «scelti – aggiunge l’editore – affiancando i più amati ad altri meno conosciuti, ma altrettanto sorprendenti».

Cosa facesse dire la testa a Camilleri quando inventava Montalbano, che in «La forma dell’acqua» in una «Vigàta che s’appresentava come la parodia di Manhattan su scala ridotta» appare già come uno che «quando voleva capire una cosa, la capiva», il maestro lo spiega infatti nella postfazione del primo volume della nuova collana. Affrontando una scommessa, «con sé stesso e con l’inconsapevole Calvino», misurandosi con la sfida di una serialità che si sarebbe rivelata di strepitoso successo, consacrata dalla fortunata omonima serie televisiva, Camilleri, colui che era stato responsabile per la Rai di tutto l’indimenticabile Maigret televisivo con Gino Cervi, decide come doveva essere il suo commissario Montalbano («con un cognome rubato a uno scrittore, Manuel Vásquez Montalbán, che mi avevi insegnato ad amare» scrive Manzini) per il suo primo poliziesco: «Intelligente, fedele alla parola data, restio agli inutili eroismi, colto, buon lettore, pacato ragionatore, privo di pregiudizi». Un uomo che «quando voleva capire una cosa, la capiva», appunto.

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