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I "Quaderni di Regalpetra": se l'eredità di Sciascia cresce e rivive

Una preziosa collana che attinge a saggi, studi, carteggi e anche ad articoli scritti sul Maestro in tanti decenni

La parola pensata, detta e scritta, la parola che scruta il mondo sin nelle sue profondità, la parola che prende di mira e colpisce quando è necessario, che dall’osservatorio della coscienza critica demistifica, anche, o forse soprattutto, a costo di essere scomoda, e illumina ogni tenebra scoperchiando menzogna e impostura. È la parola di Leonardo Sciascia, dioscuro della letteratura assieme al suo amico Pier Paolo Pasolini, tra i più grandi intellettuali, pensatori e scrittori del Novecento. Quello sciasciano, è, come è stato detto, un paradosso storico e letterario, per cui pur essendosi occupato del suo tempo (ma sicuramente in tante cose preconizzando con acutezza il tempo a venire) continua con il passare del tempo ad essere attuale e ad espandersi. Merito degli studi sciasciani sempre vivi, della Fondazione Sciascia di Racalmuto e di una preziosa collana, nata per iniziativa della Fondazione, pubblicata dalla editrice calabrese Rubbettino, sempre attenta a tenere viva la memoria, e curata da Vito Catalano, nipote di Sciascia: i «Quaderni di Regalpetra», che si propone di presentare libri legati a Leonardo Sciascia, una piccola biblioteca che allarga l’universo sciasciano, attingendo a saggi, studi, carteggi, articoli scritti su di lui in tanti decenni.
Per la nostra stessa memoria questo ampliarsi della memoria di Sciascia attraverso la sua profonda cultura e attraverso le sue intense relazioni umane e culturali è veramente prezioso. Ne sono testimoni i nove volumetti sino ad oggi pubblicati da Rubbettino, curatissimi sin dalla colorata veste editoriale (ciascuno con l’immagine di un dipinto d’autore in copertina).

«Un eroe da dimenticare» dell’avvocato e scrittore Salvatore Falzone indaga il mistero di Antonio Canepa, figura controversa della prima età del Novecento, cospiratore antifascista e teorico del fascismo, di cui si interessò Sciascia che però rinunciò al progetto biografico ritenendolo un personaggio «carico di ambizioni e mitomanie». «Di Stendhal, della Spagna, di Pirandello. E di me. Carteggio tra Leonardo Sciascia e MariaLuisa Aguirre d’Amico, 1971-1989» del docente e critico letterario Pietro Milone, ripercorre l’intenso scambio epistolare e letterario tra la nipote di Pirandello (figlia di Lietta) e Sciascia, che attraverso la comune “eredità” pirandelliana trovano interessi e letture comuni. «Il processo», del magistrato Luigi Cavallaro, prende le mosse dal processo a Sergio Cusani ai tempi di Tangentopoli e riguarda il processo all’intera classe politica italiana di cui discutevano Sciascia e Pasolini, prima dell’assassinio di Pasolini e prima del rapimento e assassinio di Aldo Moro.

E ancora di giustizia, tema di tutta la vita di Sciascia, si parla in «Post Scriptum. Indagine sul piccolo giudice di Porte aperte» del giornalista e scrittore Mario Genco, che riflette su un caso giudiziario del 1937 cui Sciascia si era ispirato per «Porte aperte» e che aveva come protagonista un giudice di Racalmuto, Salvatore Petrone.
Sappiamo che con la Spagna e la sua cultura Sciascia aveva un forte legame, e lo scrittore e giornalista spagnolo Alejandro Luque in «Paura del registratore» ricorda i rapporti frequenti di Sciascia con la stampa spagnola attraverso i racconti di figure di spicco del giornalismo spagnolo che incontrarono e intervistarono Sciascia. E sono di fronte all’altro Pirandello e Sciascia, protagonisti di un arguto e illuminante dialogo, in una dimensione sospesa fra sogno e memoria, in «Luigi Pirandello-Leonardo Sciascia. Una conversazione (im)possibile» dell’agrigentino Matteo Collura.

E, ancora, Antonio Motta, cultore dell’opera dello scrittore di Racalmuto e fondatore a San Marco in Lamis del Centro Documentazione Leonardo Sciascia-Archivio del Novecento, raccoglie in «Sulle orme di Leonardo Sciascia» brevi saggi nei quali è sempre presente la figura di Sciascia. In appendice le lettere che Sciascia scrisse a Motta fra il 1976 e il 1989.
«Potere e memoria» di Alessandro Secomandi, studioso di letterature ispanoamericane, racconta dell’amicizia tra il giornalista-editore e saggista messicano Federico Campbell e Leonardo Sciascia, amicizia nata sin da quando Campbell (1941-2014) dopo aver letto i romanzi di Sciascia, volle conoscerlo di persona recandosi a Palermo nel 1985. Nel volume è riprodotto il carteggio tra i due intellettuali, incentrato sui temi di interesse comune, dalla politica al potere, dalla società alla memoria.

Ed è ancora un giornalista, l’inglese Ian Thomson, che in «Una conversazione a Palermo con LeonardoSciascia» racconta del viaggio che fece da Roma a Palermo nel 1985 per incontrare Sciascia: da quell’incontro eccezionale e dalle lettere che i due si scambiarono è nato il racconto–reportage pubblicato sul London Magazine del 1987 e qui riproposto con la traduzione dell’anglista racalmutese Adele Maria Troisi.

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