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La manovra non cambia, Tria all'Ue: "Scelte difficili ma necessarie"

Giovanni Tria

La manovra non cambia, almeno per ora. Aspetta fino all’ultimo, il ministro dell’Economia Giovanni Tria, e cinque minuti prima della scadenza invia la lettera di risposta all’Unione europea: «cosciente» di non aver rispettato le regole fissate a Bruxelles, il governo ha fatto «scelte difficili ma necessarie» per evitare l’avvitamento dell’economia italiana.

Il deficit al 2,4% è «il tetto massimo», spiega quasi in contemporanea il premier Giuseppe Conte parlando alla stampa estera e assicurando che Roma «è disponibile a valutare un contenimento nel corso di attuazione della manovra». Parole che non sembrano bastare fuori dall’Italia: già domani è atteso il verdetto dell’Ue, pronta a bocciare la legge di bilancio giallo-verde e a chiedere correzioni. L’anticamera della procedura di infrazione che potrebbe partire a novembre, anche se le sanzioni sono destinate ad arrivare solo più tardi. Ma il giudizio di Bruxelles si lega a doppio filo a quello che ogni giorno emettono i mercati: dopo la tregua M5S-Lega sul condono e il declassamento di Moody's, l’apertura dello spread in calo aveva fatto tirare un sospiro di sollievo, durato però solo qualche ora. Già a metà pomeriggio infatti, la borsa ha iniziato a girare in negativo e il differenziale Btp/Bund a salire per poi chiudere a 304 punti base, contro i 301 di venerdì scorso. Un quadro così riesce ancora a essere sostenibile, ripetono dal governo che assicura comunque con enfasi di non avere in cantiere nessuna Italexit e di essere attrezzato a fronteggiare qualsiasi emergenza: per dirla con il leader della Lega Matteo Salvini «se uno va in macchina deve avere la ruota di scorta», anche se poi non «serve».

Nelle parole del titolare del Tesoro il ragionamento diventa più ufficiale: «qualora i rapporti deficit/Pil e debito/Pil non dovessero evolvere in linea con quanto programmato - scrive nella missiva ai commissari europei - il Governo si impegna a intervenire adottando tutte le necessarie misure affinché gli obiettivi indicati siano rispettati». Insomma, nessuno sforamento oltre il tetto del deficit già fissato. E magari anche un passo indietro se la situazione lo richiedesse. Il collega degli Affari europei Paolo Savona ha parlato in effetti di «una verifica» trimestrale «degli andamenti del quadro geo-economico per valutare l’efficacia della politica economica», che molti hanno interpretato come un’apertura a correzioni in corsa.

Interpretazione che ufficialmente viene però smentita. Quella del governo giallo-verde è una scommessa che punta tutto sulla crescita e che rappresenta, secondo il premier Conte, «il grande problema con l’Europa» da dove oggi anche il cancelliere austriaco Sebastian Kurz, politicamente vicino a Salvini, chiede di «respingere» la manovra italiana ("parole incaute», commenta Conte). E se il vicepremier e leader M5S Luigi Di Maio assicura che esiste solo un «piano A» senza subordinate, la certezza aritmetica che lo scenario sia quello auspicato non c'è e così il premier-avvocato anticipa un’exit strategy: «se per qualche motivo dovessimo andare in difficoltà - dice - semplicemente adotteremmo dei tagli di spesa per rientrare negli obiettivi prefigurati».

Una sforbiciata dunque a tutte le voci di uscita magari con una rimodulazione delle misure escludendo però l'introduzione di una patrimoniale. D’altro canto, proprio oggi, l'Ufficio parlamentare del bilancio che non ha validato il quadro macro economico del governo, evidenzia come la crescita stia rallentando, in accordo con il centro studi di Confindustria che mette in guardia dal rischio di non raggiungere i target prefissati.

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