Lunedì 23 Dicembre 2024

Verdetto Ue sulla Manovra, vigilia nera. Fiammata dello spread, Tria preoccupato

E’ una giornata nera quella della vigilia del verdetto finale dell’Ue sulla manovra: lo spread tocca i 335 punti base, sfondando la soglia dei 330 per poi ripiegare e chiudere a 326, la borsa gira in negativo e i Btp Italia registrano un nuovo flop mostrando un calo della fiducia da parte dei risparmiatori. Per la Bce, che arriva ad evocare un caso Grecia, non resta dunque che «incrociare le dita» e sperare che le banche non vengano schiacciate dal «dibattito politico». Se il ministro dell’Economia Giovanni Tria, che pure ieri ha difeso davanti all’Eurogruppo la legge di bilancio, non ha paura di dichiarare la sua preoccupazione ai giornalisti, i due vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio continuano però a scommettere sul futuro, certi che nei prossimi giorni anche il differenziale con i Bund tedeschi tornerà più mansueto. La commissione europea si comporta come «un muro di gomma» ma "quando avrà preso le sue decisioni le tensioni scenderanno», è la convinzione del leader 5S. Chiede «rispetto» all’Europa e ai mercati anche il numero uno della Lega, secondo il quale l’unica ragione che potrebbe spiegare che lo spread si attesti su livelli alti sarebbe da ricercare in atteggiamenti speculativi. Contro i quali si annuncia battaglia. E a sera il suo braccio destro, Giancarlo Giorgetti, vede infatti nello stop allo short selling la soluzione: «Speriamo che si vieti finalmente - dice - la vendita allo scoperto anche in Italia». Un’ipotesi che potrebbe comportare il coinvolgimento di Consob ma che è ancora tutta da mettere a punto. Il nervosismo sui mercati per il presidente dell’Eurogruppo Mario Centeno è in realtà la dimostrazione che il nuovo Draft budgetary plan presentato a Bruxelles dal governo italiano non basta: «l'aggiornamento non migliora la situazione in termini di costi del finanziamento del debito - osserva - e lo vediamo sui mercati oggi giorno, che significa che non ha dissolto le preoccupazioni sulla strategia di bilancio dell’Italia». E domani l’annunciata bocciatura di Bruxelles, che apre la via alla procedura d’infrazione sul fronte del debito, rischia di peggiorare il quadro. Anche perché il giudizio della commissione europea si incrocerà con la pagella dell’Ocse e i nuovi dati Istat sul pil 2019-2020 difficilmente lusinghieri, che nel quarto trimestre - secondo il centro studi di Confindustria - registra una crescita debole. Nella partita a scacchi dei giallo-verdi con i vari interlocutori, il premier Giuseppe Conte continua a ritagliarsi un ruolo da mediatore: per questo sabato prossimo vedrà a cena il presidente della commissione Claude Juncker. Un incontro nel quale si ripongono molte speranze alla ricerca di quel dialogo costruttivo a cui Roma dice di tenere molto, pur nella fermezza delle scelte prese finora. E che continuano a fare da cornice alla legge di bilancio approdata nel frattempo in Parlamento per l'esame da parte di deputati e senatori. I timori anche fuori dall’Italia ovviamente non riguardano solo il rischio in sé che Bruxelles ufficializzi il giudizio negativo ma sono appuntati soprattutto sulle ricadute per il settore bancario e quindi sui risparmiatori. Il capo attuale della supervisione unica dell’Eurotower, Daniele Nouy, riconosce infatti «gli sforzi» fatti in questi anni dagli istituti bancari italiani per ripulire i bilanci e imputa quindi «al dibattito politico» l’eventualità di un collasso del sistema, proprio come - ricorda - è accaduto per la Grecia. L’aumento dello spread ha un impatto sul settore bancario «non solo sul capitale ma anche sui costi di finanziamento», sottolinea d’altro canto Andrea Enria, presidente Eba e destinato a diventare il successore proprio di Nouy a Francoforte. E i primi segnali di cedimento, avverte l’Abi, si iniziano già registrare: a ottobre infatti sono aumentati i tassi sui prestiti.

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