Una crisi che non accenna a finire quella del settore delle costruzioni in Italia con un fatturato sceso in 10 anni di oltre 6 miliardi, oltre 600 mila posti di lavoro persi e che sta lambendo sempre più da vicino anche i giganti del settore. Dopo Astaldi nei giorni scorsi, tocca ora a Cmc il gigante cooperativo delle costruzioni, quarto gruppo italiano e circa 9mila lavoratori, decidere di richiedere l'ammissione alla procedura di concordato preventivo «con riserva».
Intanto due dipendenti della società sono bloccati da una settimana in Kuwait proprio per un contenzioso milionario su un appalto. La scelta del concordato, secondo Cmc «visto l’attuale frangente di tensione finanziaria» rappresenta la strada più efficace «per porre in sicurezza il patrimonio della società e tutelare, in tal modo, tutti i portatori di interessi». A novembre infatti il gruppo aveva annunciato che avrebbe sospeso il pagamento di una rata di bond in scadenza il 15 novembre a causa di mancati pagamenti per 108 milioni di euro. L’allarme era partito all’inizio di ottobre quando l’azienda aveva comunicato che nessuno di sei pagamenti ritardati e attesi per fine settembre era stato saldato.
Tra i debitori anche Anas che aveva però poi saldato i suoi conti da 50,6 milioni. A fine ottobre poi Cmc aveva deciso di rivolgersi a Mediobanca e allo studio Zoppini per «intraprendere tutti gli approfondimenti necessari a gestire la contingente situazione di tensione finanziaria, peraltro caratteristica di tutto il comparto di mercato in cui la cooperativa opera». Oggi la decisione, in attesa del piano concordatario per il risanamento «attraverso il presumibile ricorso al concordato con continuità aziendale» che è «in fase di avvio di elaborazione e necessita di ulteriore tempo per essere finalizzato e formalizzato».
Per quanto riguarda la situazione che si è venuta a creare in Kuawait il gruppo ravennate ha assicurato «che farà tutto il necessario perché i due dipendenti possano tornare in Italia nel più breve tempo possibile» e spiega che lo scorso 28 novembre, i due lavoratori Ricardo Pinela e Andrea Urciuoli «sono stati immotivatamente e pretestuosamente trattenuti in arresto» con l'accusa di aver trafugato alcuni macchinari, immediatamente smentita vista la non sussistenza del fatto. Dopo una notte di reclusione, questi sono stati quindi scarcerati ma restano bloccati nel Paese». Secondo quanto scrivono alcuni giornali romagnoli i due dipendenti sarebbero trattenuti dopo la decisione della coop di recedere da un contratto da 22 milioni di euro per realizzare un quartiere residenziale a 40 km da Kuwait City. Cmc aveva chiuso il primo semestre con ricavi in calo a 514,3, dai 549,6 milioni del primo semestre 2017, un ebitda sceso da 81,5 a 64,8 milioni e un utile di 649 mila euro contro i 3,4 milioni del primo semestre 2017 con un incremento però dei nuovi ordini a 1,34 miliardi rispetto ad 1 miliardo dello stesso periodo del 2017, grazie soprattutto ad una «significante spinta» da Usa, Sud Africa, Kuwait e Italia.
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