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Lavoro, il futuro è green: in Calabria e Sicilia le migliori opportunità

Agricoltura (fonte: Pixabay)

Cresce la richiesta di professionisti della green economy: ad oggi, circa 3 milioni di lavoratori  corrispondenti al 13% dell’occupazione complessiva italiana - possono essere fatti rientrare nella categoria dei «green jobs».

E, per quanto riguarda il 2018, è stato stimato che i contratti attivati dovrebbero essersi aggirarsi intorno ai 473.600, peraltro nei soli settori extra-agricoli. A dirlo è il rapporto GreenItaly 2018 di Unioncamere e Fondazione Symbola.

Le aziende sono quindi a caccia di laureati e disposte a offrire lavoro stabile. Il vero problema sta nel fatto che è  difficile trovarli. Sempre secondo il rapporto, oltre un terzo dei nuovi contratti per lavori 'verdì è riservato a laureati (per le altre figure professionali la quota si ferma al 10%), trattandosi di mansioni che richiedono una profonda conoscenza delle nuove tecnologie e delle innovazioni nei singoli campi d’applicazione.

Altra caratteristica centrale dei green jobs è la stabilità: le assunzioni a tempo indeterminato sono oltre il 46% (nel resto dei lavori sono poco più del 24%). Forse perché le imprese, da questa tipologia di lavoratori, si aspettano una certificata esperienza specifica nella professione (è richiesta per oltre il
30% dei contratti, contro quasi il 16% alle altre figure). In questo panorama di progressiva crescita di opportunità, la nota dolente è la difficoltà di reperimento, che si verifica nel 39% dei casi (poco più del 22% nel caso delle professioni non green).

In parole povere, le aziende cercano nuovi dipendenti, ma non trovano candidati adatti al ruolo. Ovviamente, le competenze più richieste per un professionista "green" non sono solo quelle tecniche. Anche le soft skill, le competenze trasversali, svolgono un ruolo decisivo in questo settore. Basti pensare, ad esempio, alla flessibilità e all’adattamento, attitudini ritenute molto importanti per quasi il 78% delle assunzioni (contro meno del 62% per altri tipi di lavoro). Il motivo principale sta nel costante aggiornamento che tali figure spesso devono seguire per unire produttività e sostenibilità.

Altra competenza particolarmente richiesta (in quasi il 69% dei nuovi ingressi) è la capacità di lavorare in
gruppo. Piuttosto determinanti per le figure 'verdì sono anche la capacità di risolvere problemi (le professionalità green tendono a ricoprire ruoli strategici) assieme alla capacità di lavorare in autonomia (richiesta a sei nuovi assunti su dieci).

Guardando ai dati sul triennio (2014-2017) è al Nord che si concentra la maggior parte delle aziende green: la Lombardia ne ha quasi 62.000, il 17,8% del totale nazionale; segue il Veneto con quasi 35.000 unità; altre tre regioni (Lazio, Emilia-Romagna e Campania) superano le 25 mila imprese eco-sostenibili. Tra le province, spiccano Roma e Milano (rispettivamente con quasi 25.100 e oltre 21.500 imprese), terza Torino (quasi 14.400 imprese).

Anche se, valutando la «propensione green» dei territori (percentuale di imprese del genere sul totale
regionale) presentano valori elevati ampie fasce di Sud e Isole come la Calabria, la Basilicata, il Molise. Sicilia e  Sardegna (tutte con quote comprese tra il 26% e il 29%), ma anche regioni del Nord Est come Trentino-Alto Adige (prima assoluta con il quasi il 29%), Veneto e Friuli Venezia Giulia.

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