Venerdì 22 Novembre 2024

Industria e agricoltura frenano, l'Italia è in recessione

Conte says he's not worried about 'transitory' recession

Un netto peggioramento dell’industria e del settore agricolo, un andamento stagnante del terziario: è la fotografia di un Paese che, dopo cinque anni, frena e finisce in recessione. L’ultimo trimestre vede una contrazione dell’economia dello 0,2%. E’ una recessione tecnica, determinata da due trimestri consecutivi di calo nella seconda metà del 2018. Ma è anche una zavorra per il 2019: da imprese e sindacati sale l’allarme e la richiesta al governo di prendere contromisure. Accelerare gli investimenti e un decreto «cantieri veloci», è la ricetta dell’esecutivo, che continua a negare la necessità di una manovra correttiva. E ostenta ottimismo. Il calo è «transitorio» e legato alla guerra dei dazi tra Usa e Cina, spiega Giuseppe Conte: il «rilancio» quest’anno è «certo». I dati sono l’eredità - punta il dito Luigi Di Maio, con scelta che Matteo Salvini non sposa - dei governi a guida Pd. Nell’ultimo trimestre del 2018 l’economia italiana ha subito una contrazione: non andava così male dal 2013 e il dato, ufficializzato dall’Istat, pesa come un macigno sull'azione del governo. Il premier convoca un 'gabinetto di guerrà di primo mattino a Palazzo Chigi. Bisogna decidere che linea tenere, che misure mettere in campo. Come evitare una manovra correttiva che nell’esecutivo più d’uno considera difficile da schivare. Ma Di Maio assicura che i «saldi» non cambieranno. E Salvini scommette per fine anno «il segno più». Già vacillano però le previsioni del governo, che ha fissato la crescita del Pil all’1%. A causa della «zavorra» degli ultimi due trimestri di crescita negativa nel 2018 (-0,1% e -0,2%) lascia in eredità al 2019 una crescita acquisita (se il Pil per tutto l’anno fosse pari a zero) pari al -0,2%. E se Banca d’Italia per ora prevede per l’anno in corso un segno positivo allo 0,6%, c'è già chi abbassa ancora l’asticella. Carlo Cottarelli stima uno 0,4% e lancia l’allarme patrimoniale. I dati ufficiali per ora sono quelli dell’Istat. E non sono tutti «neri». C'è un lieve miglioramento dell’occupazione, che si attesta a livelli pre-crisi, al massimo da dieci anni, al 58,8% (+0,1%). Ma il lavoro resta tra i dossier caldi del governo, dal momento che aumentano i posti a termine o autonomi, mentre calano quelli stabili. L’economia italiana nel suo complesso soffre ma, spiega il ministro Giovanni Tria, il dato era «atteso": c'entrano la guerra dei dazi Usa-Cina e un rallentamento europeo, a partire dalla Germania (il Pil dell’Eurozona nel quarto trimestre è a +0,2%). Nel 2018 il Pil italiano è all’1%, in netta frenata rispetto all’1,6% del 2017. Ma, nonostante la borsa in giornata chiuda in calo, lo spread non si muove molto e Tria sottolinea che i dati «non intaccano il recupero di fiducia dei mercati nel debito italiano». «Non sono preoccupato, c'è entusiasmo», concorda Conte: bisogna solo aspettare - spiega - che prendano corpo gli effetti delle misure contenute in manovra e si vedrà che non serve una manovra-bis. Ma il rallentamento c'è, il gabinetto di guerra del governo studia le contromisure: obiettivo minimo superare senza ostacoli la scadenza delle elezioni europee. Tria annuncia un’accelerazione del «programma di investimenti pubblici» e Salvini un decreto, entro marzo, per «dimezzare» i tempi di avvio dei cantieri pubblici. Per il 2020 - promette la Lega che lavora a una propria proposta - non solo si eviterà un aumento dell’Iva ma arriverà la flat tax con un taglio Irpef al 20% per i lavoratori dipendenti e un quoziente familiare. «Bisogna agire subito o a gennaio sarà peggio», pungola però Vincenzo Boccia da Confindustria: si sblocchi la Tav, per iniziare. «I dati sono preoccupanti, è a rischio l’occupazione», dice dalla Cisl Annamaria Furlan. Di Maio se la prende con i governi Pd che - accusa - hanno mentito» e dichiarato la fine della crisi quando non era vero. Ma Salvini non lo segue su questa strada. E le opposizioni insorgono, chiedono al governo di riferire in Aula. Di Maio - dice Pier Carlo Padoan - mina la «fiducia» in istituzioni come l'Istat: «I problemi per il Paese sono iniziati con questo governo».

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