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Reddito di cittadinanza, presentati la card e il sito: domande dal 6 marzo

Giuseppe Conte e Luigi Di Maio

La scenografia da grande evento, musica di sottofondo, e un velo a coprire la teca con la 'card numero 1'. Ha studiato ogni dettaglio il Movimento 5 Stelle per presentare ufficialmente il reddito di cittadinanza: il vicepremier Luigi Di Maio prima da solo; il rilascio del sito internet con tutte le informazioni; la chiamata sul palco del premier Giuseppe Conte che parla di una riforma «di equità sociale» di cui essere «orgogliosi» e che altri «studieranno». E infine il leader M5S che svela la carta, protetta come il 'decino di Zio Paperonè, con la quale «lo Stato torna amico dopo le batoste pro-austerity».

Nelle stesse ore in cui i 5 Stelle festeggiano la loro misura simbolo, con la presenza di tutto lo stato maggiore del Movimento e la (vistosa) assenza degli alleati di governo leghisti, in Parlamento vanno invece in scena perplessità e critiche degli attori chiamati a realizzarlo. A partire dalle Regioni, preoccupatissime per i ritardi nelle assunzioni "strutturali», cioè quelle che dovrebbero fare loro per aiutare chi percepisce il reddito a trovare lavoro, e quelle «precarie" che dovrà fare l’Anpal, peraltro a rischio «costituzionalità».

Gli assessori reclamano il rispetto delle competenze, ricordando che la Carta affida a loro le politiche attive per il lavoro e la gestione dei centri per l’impiego. Per questo chiedono di sbloccare le 1.600 assunzioni previste ancora da fine 2017 più quelle finanziate con l’ultima manovra: in tutto 5.600 operatori che da soli basterebbero a dare il via alle operazioni legate al reddito, senza bisogno dei 6mila 'navigator' che assumerà senza concorso Anpal Servizi e che dovranno lavorare nel territorio insieme agli addetti regionali ma con diverso stipendio, diversa organizzazione e anche diverso datore di lavoro. Ci sono poi i dubbi dei Comuni, che già ora dicono di non essere in grado di verificare i 10 anni di residenza richiesti per accedere al nuovo sussidio: al massimo, in attesa che arrivi l'Anagrafe nazionale, i sindaci potranno controllare gli ultimi due anni richiesti, che devono essere continuativi. Ma nulla più. Anche perché i tempi per risalire alla storia di ciascuno, soprattutto con diversi cambi di città, non sarebbero compatibili con l’erogazione del reddito.

Altrettanto difficile sarà per l’Inps, dice Tito Boeri, verificare i requisiti patrimoniali in soli 5 giorni come prevede il decretone, tanto che ci saranno almeno «100mila famiglie» sulle quali sarà necessaria una successiva e «poco popolare» azioni di recupero. Il presidente dell’Inps non limita a questa critica sul nuovo sussidio. Intanto in sostanza dimezza (così come fa anche l’Istat) la platea dei beneficiari: non i 5 milioni che il governo continua a citare ma due milioni e mezzo di persone interessate frutto però, secondo il consigliere di Di Maio, Pasquale Tridico, delle elaborazioni su un database «meno affidabile» di quelli del ministero del Lavoro. Ma l’appunto più pesante di Boeri al reddito, lo stesso avanzato peraltro anche da Confindustria, è quello di essere una misura che in realtà scoraggia il lavoro.

Non solo, secondo la Corte dei Conti può anche «spiazzare il lavoro legale». Secondo i calcoli dell’Inps infatti i 780 euro corrisposti a un single che dichiara zero reddito sono di più di quanto guadagna «il 45% dei dipendenti privati al Sud», mentre gli industriali ricordano che «lo stipendio mediano dei giovani under 30 si attesta a 830 euro netti al mese». Certo, c'è già chi osserva che forse bisognerebbe fare una riflessione anche sull'aumento dei salari, ma nel frattempo, secondo questi osservatori, di fatto 'restare sul divanò diventa quasi più conveniente che lavorare.

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