L’ombra della crisi torna a minacciare l’Italia. Era dalle turbolenze del 2012 che la Commissione Ue non rivedeva le stime di crescita in maniera così drastica: 0,2% per il 2019, un taglio netto dell’1% rispetto all’autunno scorso e molto lontano dall’1% previsto dal Governo. Anche Germania e Olanda tirano il freno ma lo stop italiano è record in Ue, lascia il Paese ultimo in classifica e l’unico con un Pil sotto il punto percentuale. «I nostri conti torneranno, non ci facciamo dettare l’agenda dalle previsioni fatte all’estero», chiarisce il premier Conte. E il vicepremier Di Maio assicura che si tratta di un «racconto catastrofista sull'Italia» a cui «non crederemo». Ma la Borsa di Milano che chiude in calo del 2,59%, e lo spread che tocca i 283 punti, ai massimi da due mesi, risentono invece delle previsioni poco rassicuranti dell’Ue. Bruxelles spiega che la revisione è dovuta a «un rallentamento peggiore del previsto nel 2018, incertezza di policy globale e domestica e a una prospettiva degli investimenti molto meno favorevole». Il commissario agli affari economici Pierre Moscovici non usa molte parole: «I fatti parlano. Non sembra che l’espansione keynesiana prevista si stia materializzando in modo forte, malgrado un miglioramento della situazione finanziaria e dello spread. E credo che su questo si dovrebbe riflettere». D’accordo il collega Valdis Dombrovskis che spiega come in Italia si stiano materializzando gli effetti delle incertezza politiche, e ricorda al Governo che servono «politiche responsabili per sostenere stabilità, fiducia e investimenti». Obiettivi che non si raggiungeranno con le due riforme cardine del Governo gialloverde: il reddito di cittadinanza avrà un impatto solo «marginale» sul Pil, mentre quota cento non ha proprio impatto, anzi, potrebbe essere controproducente perché Bruxelles ritiene sovrastimato l’effetto 'sostituzione' di un pensionato con un giovane assunto. La crescita italiana risente anche della brusca frenata di uno dei suoi maggiori partner commerciali, la Germania, il cui Pil è stato rivisto da 1,8% a 1,1%. Tutta l’Eurozona è in calo (da 1,9% a 1,3%), e persino l’Olanda fa registrare uno dei tagli maggiori (da 2,4% a 1,7%). Una situazione di incertezza globale che potrebbe «protrarre» il rallentamento italiano. Nonostante lo scenario preoccupante, la Commissione non anticiperà valutazioni sulla finanza pubblica. Anche se l'accordo sulla manovra di dicembre si basava su una stima di crescita dell’1%. «Allora ci sembrava una base credibile», ha detto Moscovici, spiegando che la situazione è cambiata con l'arrivo dei dati Istat di fine 2018 e dei primi indici del 2019. Per il ministro dell’economia Giovanni Tria si può parlare «di battuta d’arresto più che di vera recessione». E comunque, anche con un rallentamento, «non si manifesterebbe la necessità di una manovra» correttiva perché «un eventuale sforamento se dovuto a un peggioramento del ciclo» causa «un allargamento dell’output gap e non impatta sul saldo strutturale», il parametro per valutare il rispetto delle regole Ue. In ogni caso è troppo presto per dire se servirà una correzione. «Prima ci servono i dati sull'andamento» dell’anno, ha precisato Moscovici. L’appuntamento è quindi con le nuove previsioni di inizio maggio, mentre per la nuova valutazione dei conti si dovrà aspettare dopo le europee, i primi di giugno. «Stiamo lavorando per ridurre le tasse agli italiani e anche ai lavoratori dipendenti. All’orizzonte non c'è nessuna patrimoniale e nessuna tassa sulla casa e nessuna tassa sui risparmi», assicura già il vicepremier Salvini.