Tutti in fila per quota 100. Mentre si allunga la lista di chi ha chiesto di andare in pensione in anticipo, arrivata in meno di 20 giorni a 50 mila persone, in Senato si registra una falsa partenza per l’iter di conversione del decretone che introduce le nuove regole per la pensione e il reddito di cittadinanza. La convocazione nel weekend della commissione Lavoro si è infatti conclusa con un sostanziale nulla di fatto visto che sui capitoli principali, dall’ampliamento della platea privilegiando disabili e famiglie numerose, ai paletti anti-furbetti, manca sia il via libera politico sia quello sulle coperture. Unica vera novità il ritiro del taglio delle pensioni dei sindacalisti, di uno dei cavalli di battaglia del Movimento, che però assicura che l’intervento ci sarà, rivisto e corretto per essere «inappuntabile». La commissione guidata dalla M5S Nunzia Catalfo doveva lavorare sabato e domenica sugli oltre 1.600 emendamenti presentati dai senatori (oltre la metà da Fdi) e consentire l'approdo in Aula già martedì. Ma l’assenza del parere della commissione Bilancio su una sessantina di emendamenti che racchiudono i temi più 'caldi', indispensabile per procedere al voto, ha fatto infuriare le opposizioni che hanno minacciato anche di abbandonare i lavori per protesta. «Non possiamo votare su articoli successivi senza avere prima esaminato le basi» del provvedimento come il perimetro dei potenziali beneficiari del reddito, lamenta la vicepresidente della commissione, la dem Annamaria Parente. Dopo una lunga trattativa, nel corso di una seduta lampo si è fatta una scrematura solo di poche proposte ad articoli più 'neutralì lasciando l’esame del cuore delle modifiche alla prossima settimana. L’intenzione sarebbe comunque quella di chiudere in fretta a Palazzo Madama, rimandando poi al passaggio alla Camera le questioni più spinose. Sul «privilegio intollerabile» delle «pensioni d’oro» dei sindacalisti, ha assicurato il sottosegretario al Lavoro Claudio Cominardi, non c'è comunque «alcun ripensamento politico». Anche se non è detto che il capitolo sarà affrontato al Senato. Ma sono tante le proposte in sospeso, dall’ampliamento della scala di equivalenza per non sfavorire le famiglie numerose a una maggiore integrazione al reddito per i disabili, alla miriade di paletti che chiede la Lega per evitare abusi sul reddito, non ultimo quello di consentire un solo rinnovo del sussidio. Intanto viaggia in acque meno agitate l’altra misura di bandiera del governo gialloverde, quota 100, che non dovrebbe tra l’altro subire modifiche sostanziali nel passaggio parlamentare. Le domande inviate all’Inps sono già 49.922. Sono gli uomini a chiedere maggiormente di uscire avendo raggiunto i requisiti (minimo 62 anni di età e 38 di contributi): le istanze in questo caso sono oltre 38mila, circa il 75%. La quota di lavoratori pubblici si attesta a circa un terzo (17.077), ma scorrendo i dati si trovano anche 173 lavoratori dello spettacolo e dello sport e circa 8mila tra commercianti e artigiani. In testa restano le Province di Roma e Napoli, seguite da Milano. Ma la Regione con il record di istanze è la Sicilia (a 5.590), seguita da Lazio e Lombardia.