Christine Lagarde si dimette da direttore generale del Fondo Monetario Internazionale, aprendo di fatto la caccia al suo successore alla guida dell’istituto. Un posto per tradizione occupato da un europeo. Le voci su chi potrebbe raccogliere l’eredità di Lagarde già si rincorrono. Fra i papabili candidati ci sarebbe Mark Carney, l’attuale numero uno della Bank of England il cui mandato è in scadenza in gennaio. Ma anche Pierre Moscovici, l’ex commissario europeo agli Affari Economici; l’ex cancelliere dello scacchiere George Osborne; e l’ex ministro delle Finanze e capo dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem. Dopo essere stata nominata alla guida delle Bce agli inizi di luglio al posto di Mario Draghi, Lagarde ha subito fatto un passo indietro, rinunciando alla sue responsabilità da direttore generale del Fmi. Ora arriva invece l’addio definitivo: Lagarde presenta la sua lettera di dimissioni dall’istituto, che lascerà ufficialmente il prossimo 12 settembre. Alle luce della "maggiore chiarezza sul processo della mia nomina a presidente della Bce e sui tempi, ho assunto questa decisione nel miglior interesse del Fondo» spiega Lagarde. «E' stato un privilegio servire i 189 paesi membri dell’istituto» twitta. Le sue dimissioni sono state accettate dal board esecutivo del Fmi che, ringraziandola, assicura: il processo di selezione del successore sarà avviato «con prontezza». Fino a quando non sarà effettuata la nomina ufficiale l’istituto sarà guidato da David Lipton come direttore generale pro tempore. Le dimissioni di Lagarde, nominata alla Bce lo scorso 2 luglio, arrivano nel mezzo del suo secondo mandato al Fondo che sarebbe dovuto scadere nel luglio del 2021. La guida del Fmi spetta per una tradizione non scritta a un europeo, mentre la presidenza della Banca Mondiale è di nomina americana. E il fatto che l’Europa abbia approvato senza difficoltà David Malpass, il candidato di Donald Trump alla Banca Mondiale, lascia intravedere che il «duopolio è destinato a restare in piedi» affermano alcuni osservatori, secondo i quali nonostante il minor peso del pil europeo a livello mondiale il Vecchio Continente intende mantenere la direzione del Fmi, con l'appoggio degli Stati Uniti. Con il 16,5% dei diritti di voto nel board del Fmi, composto da 24 membri, gli usa hanno di fatto il potere di veto su tutte le decisioni del Fondo. Con la nomina di Lagarde alla Bce aumenta il numero dei banchieri centrali senza una formazione economica. Lagarde ha studiato da avvocato, così come Jerome Powell, il presidente della Fed. Questa la espone - scrive il New York Times che le dedica l’apertura dell’economia - a doversi appoggiare e fidarsi degli economisti di Francoforte in un momento in cui la Bce perde «alcune delle due menti migliori». Non solo non Draghi, ma anche il «rispettato» Benoit Coeure che lascerà in dicembre.