Accorpamenti CCIA, i 18 presidenti dissenzienti ottengono un tavolo tecnico per una controriforma
Se è vero che le grandi conquiste sono fatte, a volte, di piccoli traguardi, quello raggiunto lunedì scorso al Ministero dello Sviluppo Economico dalle 18 Camere di Commercio Italiane dissenzienti rispetto alla riforma del sistema camerale così come attualmente strutturata, può considerarsi davvero significativo. Hanno ottenuto, infatti, quello che, in questa fase, era un primo obiettivo: essere ascoltati ai più alti livelli istituzionali e l’apertura governativa a possibili soluzioni alternative che rispettassero, conciliandole, da un lato le finalità stesse della riforma, dall’altro il fondamentale ruolo a tutela delle imprese e delle specificità territoriali di ciascun ente camerale per il contesto provinciale di riferimento, per uno sviluppo sostenibile e competitivo. Intorno ad uno stesso tavolo, nell’Aula Parlamentino del Mise, a discutere di questo, si sono ritrovati per il Ministero, il Viceministro Dario Galli, assistito dal Capo della Segreteria Tecnica del Ministro Daniel De Vito; per Unioncamere il Segretario Generale Giuseppe Tripoli e, appunto, i Presidenti degli Enti camerali di Massa Carrara, Pavia, Ferrara, Lucca, Pisa, Terni, Rieti, Frosinone, Teramo, Benevento, Oristano, Brindisi, Vibo Valentia, Crotone, Catanzaro, Ravenna, Parma Verbania Cusio Ossola, accompagnati dai rispettivi Segretari Generali. Per la Camera di Commercio di Vibo Valentia, di Catanzaro e di Crotone erano presenti i rispettivi Presidenti Sebastiano Caffo, Daniele Rossi, Alfio Pugliese con il Consigliere camerale Francesco Maria Lagani - delegato alla Riforma- e il Segretario Generale dell’Ente camerale vibonese Bruno Calvetta. I primi segnali di ottimismo già ad apertura di seduta, quando il viceministro Galli, nell’introdurre i lavori, ha evidenziato come neanche la parte di Governo da lui rappresentata, in fondo, condividesse appieno la Legge di Riforma delle Camere di Commercio, e come dunque, fosse disponibile a che, pur nella necessità di portare a compimento un percorso già avviato, potessero essere riconsiderati, da un lato, i criteri che portano alla drastica riduzione degli Enti da 105 a 60, e dall’altro, le disposizioni contenute nel testo di legge, con l’introduzione di correzioni e aggiunte per un più chiaro ed ampio riconoscimento del ruolo di ciascun Ente all’interno dei processi di accorpamento e di maggiori tutele delle identità territoriali, senza perdere di vista l’obiettivo primari, come poi precisato anche da De Vito, di consolidare la qualità e l’economicità dei servizi a favore delle imprese. Dal canto loro i Presidenti degli Enti Camerali, coordinati dal presidente della Camera di Commercio di Pavia Franco Bosi, hanno ribadito in modo chiaro i motivi della loro opposizione a questa riforma, convinti, fuori dal coro, che il processo di accorpamenti in atto nel sistema camerale non porterà ad alcun risultato positivo né in termini di risparmio di spese, né di migliore organizzazione del sistema camerale, né di migliori servizi offerti e né, ancora, di maggiore soddisfazione dell’utenza, anzi, come hanno avuto modo di evidenziare i Presidenti Sebastiano Caffo, Daniele Rossi e Alfio Pugliese “Una riforma approssimativa che non tiene conto di tutto questo non può che nuocere anche all’intero sistema camerale che vede depauperata la rete vitale di riferimenti territoriali efficienti, credibili, autorevoli e compromesso un cambiamento che doveva e poteva veramente essere orientato all’interesse delle imprese, alla crescita socio-economica dei territori, allo sviluppo armonico dell’intero Paese”. Per quanto riguarda le tre camere calabresi interessate dall’accorpamento, sono svariate le motivazioni che spingono le stesse a chiedere a voce unanime una rivisitazione della riforma del sistema camerale. Caratteristica comune dei territori in questione è, infatti, l’assoluta carenza di infrastrutture di collegamento che rende estremamente difficile, se non impossibile, garantire una rete istituzionale efficiente per la nuova struttura camerale che si verrebbe a creare con l’accorpamento. Inoltre, le difficoltà economiche e sociali che attanagliano le province coinvolte andrebbero sicuramente ad accentuarsi a causa dell’assenza fisica dell’ente camerale sul territorio, con tutte le conseguenze dannose che si verrebbero a creare. E sullo specifico accorpamento delle tre Camere calabresi il Presidente Rossi ha precisato: “La Giunta della CCIAA di Catanzaro ha apertamente dimostrato ostilità verso questo accorpamento e vicinanza a Vibo e Crotone che hanno pari dignità di esistere in autonomia”. Per il Presidente Pugliese, poi, “si deve arrivare ad un superamento del vecchio schema riformista privilegiando la prossimità alle imprese, le esigenze dei territori e non quelle di Unioncamere. anche perché gli enti camerali sono già responsabilmente orientati verso l’efficientamento e la riduzione dei costi, tanto che quelli di Vibo, Catanzaro e Crotone, in sintonia, stanno già pensando di avviare servizi in compartecipazione in regime di convenzione”. Ferma restando la buona volontà dei Presidenti delle tre camere di commercio calabresi coinvolte dalla riforma di attuarla nell’ottica di un miglioramento dei servizi e di una riduzione dei costi, gli stessi intendono sollecitare la massima attenzione politica, sia locale che nazionale, nei confronti delle imprese, delle associazioni di categoria e di tutte le istituzioni legate al sistema camerale al fine di salvaguardare lo stesso sistema, attualmente un modello di efficienza della pubblica amministrazione. La richiesta è, quindi, quella di un incontro con il Presidente della Regione Calabria, i Presidenti delle province coinvolte e con i Sindaci di Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia per ottenere il loro sostegno a livello nazionale e rafforzare la voce delle Camere calabresi. Le motivazioni dei Presidenti dissenzienti e dei Segretari Generali devono essere state sicuramente convincenti tanto che da indurre il Viceministro Galli ad aprire una linea di credito alle istanze proposte e a favorire l’istituzione di un Tavolo Tecnico ad Unioncamere. E proprio ad Unioncamere, il giorno seguente all’incontro al MISE, nel corso dell’Assemblea Generale dei Presidenti, sono stati affrontati, come punti all’ordine del giorno, l’attuazione della riforma e le modifiche avanzate dai 18 Presidenti dissenzienti, con la disponibilità espressa dal Presidente Carlo Sangalli all’istituzione del Tavolo Tecnico per arrivare a proposte precise, articolate e applicabili, condivise da tutto il sistema camerale, da presentare, entro fine luglio al Ministero. E’ questa una ulteriore e importante tappa di un percorso già da tempo avviato dagli Enti camerali, che con continuità d’azione, attenzione ed oculatezza, sono impegnate a superare le criticità di una riforma ritenuta sbagliata e che per questo motivo anche per il Tavolo romano sono già di nuovo al lavoro e con le idee chiare, pronte e coese per difendere, nel rispetto delle finalità della legge di riforma, gli interessi delle imprese e delle comunità rappresentate.