Il clima pazzo dei primi mesi dell’anno ha colpito duro le produzioni di miele. Acacia e agrumi sono diminuite del 41% rispetto alle attese, traducendosi in un taglio dei ricavi di 73 milioni di euro per gli apicoltori di tutta Italia. È la fotografia scattata dall’Ismea sulla prima parte della campagna dell’anno in corso, mesi duranti i quali le importazioni sono volate totalizzando, secondo la Coldiretti, 82 milioni di chili tra gennaio ed aprile. L’andamento climatico anomalo ha messo definitivamente in ginocchio un settore già alle prese con problemi sanitari e minacciato dalla forte concorrenza del prodotto di provenienza estera. Le perdite produttive per il miele d’acacia, stimate intorno ai 55 milioni di euro, hanno penalizzato soprattutto le regioni del Nord (Piemonte, Emilia Romagna, Toscana, Lombardia, Veneto e Friuli Venezia Giulia). Per il miele di agrumi, la stima del danno, secondo l’Ismea, si aggira intorno ai 18 milioni, con una situazione critica in tutto il Mezzogiorno e perdite produttive tra il 40% e l’80%. La situazione appare particolarmente compromessa in Sicilia, con perdite di 7 milioni di euro, in Campania per oltre 4 milioni e in Calabria per 3 milioni. A questi danni, fa notare l’Osservatorio nazionale miele, va aggiunto il costo della nutrizione artificiale per le api a cui sono dovuti ricorrere gli apicoltori per evitare la morte per fame nelle arnie. Quanto alla produzione nazionale si dovrebbe attestare sulle 23,3 mila tonnellate, ma è tutto da vedere. Una cosa è certa: oggi 1 vaso su 2 nello scaffale è straniero, di cui circa la metà ungherese e quasi il 10% cinese, precisa Coldiretti. Per evitare di acquistare prodotti esteri spesso di bassa qualità, senza saperlo, la Coldiretti consiglia di verificare sempre l'origine in etichetta resa obbligatoria da qualche anno, oppure di rivolgersi ai produttori nelle aziende agricole. La parola 'Italia' deve essere presente sulle confezioni di miele raccolto sul territorio nazionale, mentre nel caso in cui provenga da più Paesi dell’Unione Europea, l’indicazione è «miscela di mieli originari della CE», o altrimenti «miscela di mieli non originari della CE» e «miscela di mieli originari e non originari della CE». In Italia ci sono più di 50 varietà a seconda del tipo di 'pascolò delle api: dal miele di acacia al millefiori, i più diffusi, da quello di arancia a quello di castagno più scuri e amarognoli, dal miele di tiglio a quello di melata, fino ai mieli da piante aromatiche come la lavanda, il timo e il rosmarino.