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Pensioni, si scalda il fronte riforma e spunta la Quota 102: ecco cosa prevede

In attesa della partenza del tavolo di confronto sulla riforma delle pensioni che dovrebbe evitare dopo l’esaurimento della sperimentazione della cosiddetta Quota 100 il ritorno alle regole della legge Fornero, si scalda il fronte con le prime ipotesi sul tappeto.

Oggi il Sole24ore ha rilanciato una proposta dell’esperto di previdenza Alberto Brambilla sull'introduzione di una Quota 102 che preveda per l'accesso alla pensione anticipata rispetto all’età di vecchiaia almeno 64 anni di età e 38 di contributi, quindi due anni di età anagrafica in più rispetto all’attuale Quota 100.

Ma nell’ipotesi è previsto anche per chi dovesse decidere di uscire in anticipo dal lavoro rispetto all’età di vecchiaia, anche il ricalcolo con il metodo contributivo dei contributi versati, nella maggior parte dei casi penalizzante rispetto al metodo retributivo (ormai agli sgoccioli perché valido solo per chi ha cominciato a lavorare prima del 1978) ma anche a quello misto (retributivo fino al 1995 e poi contributivo).

Mentre i sindacati hanno commentato negativamente l’ipotesi il ministero ha sottolineato che «é inutile in questa fase dare numeri in libertà». Il confronto dovrebbe partire a gennaio con la convocazione delle parti sociali, probabilmente dopo la metà del mese, e la costituzione di una commissione di esperti sulla materia che - sottolinea il ministero - «analizzi il quadro formulando proposte che siano sostenibili per la finanza pubblica».

Secondo Brambilla la cosiddetta Quota 102 con il ricalcolo contributivo potrebbe costare 2,5 miliardi l’anno, quindi una cifra molto inferiore a Quota 100 ma l’impianto non convince i sindacati che considerano troppo alta sia l’età di partenza a 64 anni sia il numero di anni minimo per i contributi. In assenza di interventi dal 2022 si potrà andare in pensione, a meno che non vengano mantenute misure come l’Ape sociale, con 67 anni di età o con 42 anni e 10 mesi di contributi (41 e 10 mesi per le donne) oltre a tre mesi di finestra mobile.

È sterilizzato infatti per il 2021, poiché non è aumentata la speranza di vita, l'aumento legato a questo andamento. Nel 2021 l’età di vecchiaia resterà a 67 anni mentre andrà rivalutata per il 2023. «Le ipotesi di riforma previdenziale che prevedono l’obbligo di avere un numero alto di contributi - dice il segretario confederale della Cgil Roberto Ghiselli - non possono essere accettate, come quella definita Quota 102, con 64 anni di età e 38 di contributi, ancor peggio se accompagnate dal ricalcolo contributivo di tutta la carriera lavorativa.

Interventi simili non consentirebbero l’accesso alla pensione anticipata alla maggior parte delle persone, in particolare quelle più deboli sul mercato del lavoro, a partire da giovani e donne». «L'ipotesi di Quota 102 - dice il segretario confederale Uil Domenico Proietti contrario anche al ricalcolo dei contributi - non risponde all’esigenza di flessibilità diffusa per accedere alla pensione e aggrava i problemi non risolti da Quota 100. La Uil ritiene che si debba lavorare da subito per garantire una flessibilità tra i 62/63 anni per uscire dal mondo del lavoro, considerando le differenti gravosità dei lavori».

Contraria all’ipotesi di Quota 102 anche la Cisl: «non risponde - afferma il segretario confederale Ignazio Ganga - alle richieste espresse nella piattaforma unitaria di Cgil, Cisl e Uil. Per martedì 14 sono previste le segreterie unitarie del sindacato mentre al termine è prevista una conferenza stampa sulle iniziative da assumere.

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