Non ci saranno nuovi dazi sui prodotti agroalimentari italiani destinati al mercato Usa. Per il momento non cambia nulla e il Made in Italy tira un sospiro di sollievo. Ma la situazione resta pesante. «Il lavoro fatto in questi mesi ha dato i suoi frutti - ha commentato la ministra delle politiche agricole Teresa Bellanova - Abbiamo scongiurato il rischio che le nostre eccellenze subissero danni irreparabili». L’amministrazione Usa ha deciso di lasciare invariate le tariffe doganali già in vigore, imposte lo scorso ottobre, pari al 25% del valore, sulle importazioni di prodotti agroalimentari dalla Ue nel quadro del contenzioso sugli aiuti pubblici al consorzio Airbus. È scongiurato quindi il rischio di prelievi aggiuntivi su prodotti agroalimentari nazionali come Parmigiano Reggiano, Grana Padano, Gorgonzola, Provolone, Asiago, Fontina, salami, mortadelle, crostacei, molluschi, agrumi, succhi e liquori (come amari e limoncello), e che si possano estendere ad altri settori del nostro export sul mercato Usa. Ma solo per il momento perché l’ufficio per il commercio Usa si riserva comunque di cambiare le merci colpite dalla tariffe con scadenze di 180 giorni. E se il Sistema Italia per ora tira un sospiro di sollievo, effetti negativi dopo i dazi si sono comunque verificati sulle esportazioni di alcuni prodotti simbolo del Made in Italy, come Parmigiano reggiano e Grana Padano negli Usa, che sottolinea Coldiretti, «sono crollate rispetto all’anno precedente del 54% a novembre e del 43% in dicembre», tanto che il presidente dell’associazione, Ettore Prandini, chiede di «attivare al più presto aiuti compensativi ai settori che restano colpiti». Naturalmente i produttori avrebbero voluto la completa cancellazione delle tariffe ma la diplomazia italiana è riuscita a evitare almeno ulteriori aumenti. Ed è quindi «una buona notizia per tutto il settore», afferma Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia. Sulla stessa linea Giorgio Mercuri, presidente di Alleanza cooperative Agroalimentare e il presidente di Federalimentare Ivano Vacondio che riconoscono il lavoro diplomatico portato avanti dal governo italiano. Ma ora occorre «avviare un negoziato diretto con gli Usa per raggiungere un nuovo accordo commerciale, che metta fine alle tensioni in atto», osserva il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti. Le esportazioni del «Made in Italy» agroalimentare sul mercato statunitense ammontano a 4,5 miliardi di euro l’anno. Si tratta del primo mercato di sbocco fuori dalla UE e il terzo in assoluto. Circa la metà dell’export di settore è assicurata da vini, pasta e olio d’oliva. Per i vini, in particolare, le esportazioni verso gli USA si sono attestate a 1,3 miliardi di euro nel periodo gennaio-ottobre 2019, con una crescita di oltre il 4% sullo stesso periodo del 2018.