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Il coronavirus frena i viaggi in aereo, ecco quando chiedere il rimborso

Gli effetti delle misure per contrastare la diffusione del coronavirus si fanno sentire sugli spostamenti e moltissime sono le rinunce alla partenza. In particolare, in Europa si è registrato un drastico calo dei passeggeri, fra i 16 e i 20 milioni in meno nei primi due mesi del 2020, mentre si stima che oltre un milione di passeggeri italiani rinuncerà nei prossimi mesi.

Rimborsoalvolo.it, il sito che assiste i passeggeri nella tutela dei propri diritti, ricorda in una nota quali sono i casi in cui si possono ottenere dei rimborsi. Quella legata al coronavirus, che ha bloccato i voli dalla Cina e limita i movimenti, spiegano gli esperti del sito, è «una circostanza specifica non prevista dalle normative UE per quanto riguarda, nel dettaglio, il rimborso e/o il risarcimento del passeggero che si vede cancellato il proprio volo».

Negli ultimi giorni in Italia si sono molto ridotti i viaggi sulle tratte che collegano il Sud agli aeroporti di Lombardia e Piemonte. La normativa prevede che in caso di volo cancellato i passeggeri abbiano diritto al rimborso del biglietto o alla riprotezione su un altro volo, oltre alla compensazione pecuniaria per il disagio subìto che varia in base alla distanza e va da un minimo di 250 fino a 600 euro.

La normativa, però, sottolinea che non è dovuto il risarcimento in caso di «circostanze eccezionali» quali: decisioni relative alla gestione del traffico aereo; instabilità politica; condizioni meteorologiche avverse; rischi per la sicurezza. Se il passeggero rinuncia volontariamente al volo non è previsto alcun rimborso del costo del biglietto. Si può però procedere con la richiesta del rimborso delle sole tasse aeroportuali contattando direttamente la Compagnia aerea.

Se invece il volo è stato cancellato, si può procedere con la richiesta del rimborso del solo biglietto aereo (che comprende anche le tasse aeroportuali) sempre tramite la Compagnia aerea. La normativa non prevede risarcimenti, indennizzi o compensazioni pecuniarie nei casi cosiddetti «eccezionali», tra cui le emergenze sanitarie e questo vale in ogni caso: sia per rinuncia volontaria, sia per voli cancellati dalla compagnia aerea.

Prima dell’emergenza, si ricorda nel comunicato, «ogni mese dalla Cina sbarcavano circa 50 mila persone ed erano circa 10 i voli per l’Italia giornalieri, rispetto a Wuhan solitamente la media passeggeri mensili da questa specifica città erano di circa 2300 persone. Non si contano invece i collegamenti Cargo che ovviamente visto le importazioni sono numeri altissimi, ed anche per questa tipologia di voli c'è stato un blocco totale».

Tra i vettori europei, Lufthansa e British Airways garantiscono il rimborso del biglietto aereo per tutti i passeggeri dei 54 voli settimanali soppressi fino a fine febbraio/fine marzo a seconda delle città di arrivo. Alcune compagnie, invece, hanno ridotto i collegamenti con la Cina per questioni più economiche che sanitarie, a causa del crollo improvviso delle prenotazioni. Tra queste le due statunitensi American Airlines e United Airlines oltre a Air Canada e Finnair.

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