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L'Ue sospende il Patto di Stabilità, i governi possono spendere per l'emerenza coronavirus

Ursula von der Leyen

Una mossa «senza precedenti», in un periodo «eccezionalmente difficile»: la Commissione europea mette in pausa il Patto di Stabilità e tutte le regole di bilancio, attivando la clausola di salvaguardia che dà ai Governi la possibilità di spendere tutto quello che serve per fare fronte all’emergenza Coronavirus. Nessuno aveva mai pensato prima d’ora di ricorrere all’uscita d’emergenza prevista dal Patto, ma la gravità della situazione ha convinto Bruxelles ad agire il prima possibile.

Ora tocca al Consiglio, cioè ai Governi, approvare lo stop temporaneo delle regole. E non sarà l'ultimo colpo che la Commissione ha in canna: la presidente Ursula von der Leyen e il commissario Paolo Gentiloni aprono all’idea dei Coronabond, pronti a sostenerli se fossero strutturati in maniera efficace. La clausola di salvaguardia (general escape clause) è stata inserita nella revisione del Patto di Stabilità nel 2011, e mai utilizzata né discussa prima di questa settimana.

La Commissione l'ha evocata martedì scorso, inserendola come 'arma finalè del suo arsenale, pronta a scattare se le cose fossero peggiorate. E le cose sono peggiorate così in fretta, che sono bastati pochi giorni perché si passasse dalle parole ai fatti. «Cosa mai successa prima, abbiamo attivato la clausola di salvaguardia (general crisis clause) che consentirà «ai Governi di pompare nel sistema denaro finché serve», ha detto la von der Leyen, sottolineando proprio la volontà di «allentare le regole» per consentire ai Governi di spendere. E non solo quelle di bilancio, ma anche quelle sugli aiuti di Stato, che ora «sono i più flessibili di sempre e i vostri Governi possono dare i soldi che servono a ristoranti, negozi, imprese piccole e medie». Un’operazione, anche di comunicazione, diretta a sostenere non solo i Governi ma anche i cittadini, in un momento dove lo spirito europeo è messo a dura prova. Per il commissario Gentiloni si «apre la strada a una risposta fiscale forte e coordinata», ma «la dimensione della risposta comune ancora non è adeguata».

Sono stati fatti «passi straordinari», ammette, visto che cambiare le regole di bilancio e consentire agli Stati di finanziarie le imprese senza incorrere negli aiuti di Stato illegali era impensabile fino alla settimana scorsa, eppure l’Europa l’ha fatto in meno di cinque giorni con l’aggravarsi della situazione. «La reazione è stata molto veloce», ha detto, ma ancora «si fa fatica a capire" che non è una crisi «soltanto di uno o di pochi» bensì di tutti. Per questo si allude ad altri interventi e ci si tiene pronti a nuovi passi. Come l’utilizzo del fondo salva-Stati Mes. «La logica, la filosofia» di Conte sull'uso del Mes «è assolutamente condivisibile», dice Gentiloni, che vede la questione legata alla discussione sugli eurobond, o Coronabond.

E anche se «a livello di dibattito non ci siamo ancora», spiega, un’apertura importante è arrivata dalla presidente von der Leyen, in un’intervista ad una radio tedesca, quindi mentre si rivolgeva proprio a quello Stato che più di tutti si è sempre opposto all’idea. «Se aiutano e se sono correttamente strutturati, saranno usati», ha detto la presidente, che in questo momento non si preclude nessuna strada. Stessa cosa per l’Eurogruppo, che discute ogni possibilità e dovrebbe tornare a riunirsi lunedì per valutare le diverse opzioni sul tavolo. Inclusa la proposta del premier Conte, sostenuta da Macron, di Coronabond per tutti, da emettere attraverso il Mes. Resta il problema della condizionalità da superare, oltre alla resistenza dei Paesi nordici come Germania e Olanda che non vorrebbero aspettare di esaurire tutte le possibilità nazionali prima di arrivare ad aprire il paracadute comune.

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