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Liquidità per le aziende, sei anni per restituire i prestiti: chi ne avrà diritto

Il premier Conte e il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri

Sei anni per la restituzione dei presiti e semplificazioni burocratiche per un'erogazione rapida dei soldi, con la presentazione della valutazione antimafia anche successivamente al rilascio del prestito.

Sono alcuni dei contenuti previsti dal decreto liquidità secondo quanto riportato da uno schema dell'intervento, che appare suddiviso in quattro parti: una parte dedicata alle imprese, una seconda alle persone fisiche che svolgono attività d'impresa, arti o professioni; una terza per gli enti territoriali, una quarta per le banche.

La parte del fondo di garanzia destinato alle imprese prevede l'estensione dell'intervento alle imprese fino a 499 dipendenti, con una garanzia al 100% fino a 800 mila euro complessivi, con restituzione a 6 anni e "valutazione economica finanziaria e andamentale".

Il prestito può arrivare fino a 5 milioni con garanzia fino a 6 anni, senza valutazione. In questi casi sono previsti meccanismi di erogazione rapida, con la presentazione della valutazione antimafia successivamente. Per le persone fisiche che gestiscono attività impresa, arti o professioni - in pratica per le partite Iva - e per le piccole imprese sono previsti importi fino a 25.000 euro, con garanzia al 100% nella misura massima del 30% del fatturato 2019 o 2018. In questo caso il rilascio della garanzia è automatica con la valutazione in capo alla banca in base ai dati economico finanziari.

Il tasso applicato è minimo, con una maggiorazione di 0,5 punti. Anche in questo caso la restituzione del prestito può avvenire in più tempo, fino a sei anni.

È poi previsto che gli enti territoriali - le regioni e i comuni - che vogliono unire le forze per aiutare i territori e garantire le aziende locali possano aprire sezioni in cui contribuire con risorse proprie.

L'ultima misura è per le banche che aiutano le imprese, con un intervento sui portafogli di finanziamenti per imprese a rischio. Tre i punti: è possibile l'aumento dell'ammontare massimo del portafoglio a 500 milioni; viene prevista l'ammissione senza valutazione del merito di credito; è stabilita la garanzia al 90% sulle tranche junior, cioè sulle tranche più rischiose.

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