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Ryanair riaccende i motori, da luglio ripristino del 40% dei voli

Ryanair scalda i motori per tornare a volare dall’estate, gradualmente, dopo mesi di blocco quasi totale del trasporto aereo causato dal disastro coronavirus e sullo sfondo della raffica di esuberi e avvisi di fallimento di un vettore dopo l’altro in giro per il mondo.

Ad annunciare la luce in fondo al tunnel è stato oggi, non senza qualche concessione ai toni provocatori di sempre, il patron del colosso irlandese del turismo low cost, Michael O'Leary, evocando una serie di misure di sicurezza aggiuntive per i passeggeri, ma nessun passo indietro sul distanziamento a bordo: cosa che la sua compagnia non intende garantire in modo vincolante per tutte le rotte, giudicando insostenibile far decollare ciascun velivolo a metà capienza o giù di lì.

Il piano prevede il ripristino di un 40% dei voli dal primo luglio, parallelamente all’alleggerimento delle restrizioni in atto soprattutto in Europa. E in vista di qualche spiraglio di vacanza estiva. In totale dovrebbero essere garantite circa 1000 partenze al giorno verso il 90% delle destinazioni coperte di norma. Un progresso significativo rispetto alla desolazione attuale, segnata dall’atterramento del 99% della flotta e da gravi incertezze per le sorti del personale.

Con in prospettiva, ha aggiunto O'Leary, l’obiettivo di riportare la quota al 60% ad agosto e al 70% a settembre, per quanto sempre e solo «a seconda dell’evoluzione della domanda» della clientela. Per assicurare la tutela della salute, o almeno limitare i rischi, l’azienda dalle insegne gialloblu prevede la misurazione della temperatura per tutti agli ingressi in aeroporto, l'obbligo d’indossare la mascherina a bordo e di fare i check-in online, l’accesso alle toilette di cabina solo su richiesta: come a dire che, per evitare le file ai bagni e i conseguenti assembramenti in corridoio, i passeggeri dovranno essere autorizzati uno per uno dagli assistenti di volo ad alzarsi durante il viaggio.

Misure che Ryanair afferma di voler adottare ispirandosi a quanto già sperimentato in Asia, mantenendo tuttavia ferma l’obiezione di fondo contro l’idea di un distanziamento fisico obbligatorio a bordo: distanziamento che s'impegna soltanto a «incoraggiare quando possibile». O'Leary, la cui compagnia ha un hub principale nello scalo londinese di Stansted, non ha mancato poi di criticare la futura quarantena coatta di 14 giorni preannunciata dal governo di Boris Johnson (come da quelli di altri Paesi) per chi arriverà con o senza sintomi dall’estero una volta che il tasso interno di contagi da Covid-19 sarà abbattuto.

Provvedimento che ha liquidato in un’intervista a Itv come «idiota», seppur «gestibile», dicendosi scettico che sia destinato a essere rispettato dalla generalità delle persone, che sia controllabile e soprattutto che sia efficace, tenuto conto delle esenzioni già promesse per esempio da Londra all’Irlanda o alla Francia. E che il governo britannico insiste invece a giustificare come utile e prudente nella prossima fase, avvertendo indirettamente la compagnia irlandese di non farsi troppe illusioni neppure per l'estate in arrivo: stagione di «improbabili grandi vacanze all’estero» quest’anno, secondo il ministro della Sanità di Johnson, Matt Hancock. Almeno dal Regno Unito.

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