Il numero delle pensioni erogate in Italia ha superato quello degli occupati. Se nello scorso maggio coloro che avevano un impiego lavorativo sono scesi a 22,77 milioni di unità, le pensioni erogate sono superiori.
Lo rileva la Cgia osservando che all'1 gennaio 2019 le pensioni erogate in Italia ammontavano a 22,78 milioni. Se si tiene conto del normale flusso in uscita dal mercato del lavoro da parte di chi ha raggiunto il limite di età e dell'impulso dato dall'introduzione di "quota 100", successivamente all'1 gennaio 2019 il numero delle pensioni è salito almeno di 220 mila unità.
"Il sorpasso è avvenuto in questi ultimi mesi - spiega Paolo Zabeo -. Dopo l'esplosione del Covid, infatti, è seguito un calo dei lavoratori attivi. Con più pensioni che impiegati, operai e autonomi, in futuro non sarà facile garantire la sostenibilità della spesa previdenziale che ora supera i 293 miliardi di euro all'anno, il 16,6% del Pil".
Sebbene gli ultimi dati disponibili a livello territoriale non siano recenti, tutte le 8 regioni del Sud hanno un numero di pensioni superiore a quello degli occupati. Tra le province meridionali solo tre registrano un saldo positivo (più lavoratori attivi che pensioni erogate): Teramo, Ragusa e Cagliari. Al Nord, invece, l'unica regione in "difficoltà" è la Liguria, che ha tutte le 4 province con il saldo negativo e il Friuli Venezia Giulia che ha un saldo pari a zero. Al Centro, invece, male anche l'Umbria e le Marche.
A livello regionale l'età più elevata è in Liguria (48,46 anni medi), poi in Friuli (47), in Piemonte (46,54), in Toscana (46,52) e in Umbria (46,49). A livello provinciale, invece, la realtà più "vecchia" è Savona (48,85 anni medi), seguono Biella (48,70), Ferrara (48,55), Genova (48,53) e Trieste (48,39). Le più giovani sono Bolzano (42,30), Crotone (42,18), Caserta (41,35) e Napoli (41,31).
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