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Il cambiamento ai tempi del Coronavirus: i megatrend

Giuseppe Giannetto

“Quando la tempesta sarà finita, probabilmente non saprai neanche tu come hai fatto ad attraversarla e a uscirne vivo. Anzi, non sarai neanche sicuro se sia finita per davvero. Ma su un punto non c'è dubbio. Ed è che tu, uscito da quel vento, non sarai lo stesso che vi è entrato”.

La frase di Haruki Murakami, tratta dal suo libro “Kafka sulla spiaggia”, dipinge perfettamente la situazione che stiamo vivendo.

La pandemia di Coronavirus si è abbattuta sulle nostre vite come un vero e proprio tsunami, che in pochi giorni hanno subito una trasformazione radicale.

Come spesso succede, in situazioni di stress estremo per il tessuto economico e sociale si crea una linea di demarcazione più netta tra vincitori e vinti, tra chi nel contesto attuale ha dimostrato di avere un modello di business solido e allo stesso tempo flessibile e chi è destinato, invece, a soccombere. Una sorta di selezione naturale accelerata a livello aziendale.

Poiché la ripresa avverrà in un contesto completamente inedito e per certi aspetti di lettura non facile sarà fondamentale trovare delle “nuove certezze” in un mondo che vive nella totale assenza di certezze. Ma se ad ogni crisi nascono delle opportunità, un focus, lo meritano su questo tema i megatrend.
I megatrend sono forze dirompenti in grado di determinare cambiamenti strutturali nell'economia globale, guidare l'innovazione, ridefinire le priorità delle società e i modelli di business. Possono avere impatti significativi non solo sulle nostre abitudini di vita e di spesa, ma anche sulle politiche dei governi e sulle strategie aziendali.

E sulla scia di questa pandemia settori come Health, Digital, Security ne hanno tratto benefici.
Pensiamo al tema salute. La popolazione mondiale nei prossimi anni raggiungerà gli 8 miliardi di persone e saremo sempre più vecchi. Nel 2020, per la prima volta nella storia, ci saranno più nonni (over-65) che nipoti (under-5) ed entro il 2050 oltre un terzo della popolazione mondiale sarà over-60.
La situazione di emergenza vissuta a livello globale ha aperto gli occhi su quanto poco si sia investito in questo ambito nel corso degli ultimi anni (ad oggi sappiamo che nei Paesi OCSE, poco meno del 10% del PIL finisce in media nella spesa medica), soprattutto nei Paesi con le finanze pubbliche sotto stress.

Di conseguenza, la strada per adeguare gli standard attuali a quelli necessari per poter gestire in maniera efficiente situazioni di questo tipo è ancora lunga e non sorprende che i riflettori si siano accessi sulla sanità: non solo perché si spera in esiti positivi delle ricerche per cure e vaccini contro il Covid, ma anche perché è evidente a tutto il mondo che i sistemi sanitari nazionali debbano essere rinforzati. E per confermare questo, prendendo spunto dall’indice Nasdaq Biotechnology, si può notare come da inizio anno la sua performance sia abbondantemente positiva.

Ma se abbiamo vissuto il dramma sanitario abbiamo anche compreso il valore della digitalizzazione. Chi si immaginava mai a inizio anno di ritrovarsi costretto a lavorare in remoto da casa? O che certe abitudini durante il lockdown (come la fruizione di film serie TV e videogiochi online, o l’utilizzo dei pagamenti o dell’e-commerce o ancora la possibilità di fissare riunioni virtuali con clienti e colleghi) potessero diventare “la” nuova normalità?

Si trattava di tutti temi che erano già in forte espansione prima che scoppiasse la pandemia di Coronavirus, ma che sicuramente hanno goduto di una fortissima accelerazione in questi mesi. Prendiamo ad esempio il mondo dei pagamenti digitali. Paypal, una delle piattaforme per i pagamenti online più sicure, da gennaio ad aprile ha registrato 17 milioni di nuovi utenti!

Il Nyse FANG+ Index, che ospita i titoli Faang (Facebook, Apple, Google, Amazon, Netflix) con l’aggiunta di titoli del calibro di Tesla, Twitter, Nvidia, Baidu e Alibaba, per un totale di 10 stelle indiscusse del tech Usa conferma come questi settori da questa crisi hanno avuto ad oggi solo benefici avendo da inizio anno un aumento superiore del 30%.

E di pari passo con la digitalizzazione, va la tematica della sicurezza informatica. Più lavoriamo in remoto e più le aziende hanno necessità di proteggere i propri network da eventuali attacchi informatici.

Per dare un’idea, il numero di attacchi informatici tramite malware è passato dai 12 milioni del 2009 ad oltre 800 milioni nel 2018, in meno di 10 anni. E parliamo solo di uno dei diversi tipi di cyber-attacchi a cui siamo esposti.

In tale contesto, è evidente come la sicurezza informatica sia necessariamente diventata una priorità per governi, imprese e cittadini, che hanno bisogno di proteggere quello che è il bene più prezioso nell’economia di oggi, i dati appunto (in Italia possiamo ricordare l’attacco subito dal sito INPS).

Un altro settore di cui, insieme alla robotica e all’intelligenza artificiale, ne sentiremo riparlare.
In conclusione, se in ogni guerra ci sono vincitori e vinti, i Megatrend sono tra i vincitori di questa pandemia e a chi riuscirà a cavalcare con successo queste dinamiche globali darà un aiuto (oltre all’economia con nuove opportunità di lavoro) anche al mondo che verrà.

* Laureato in economia aziendale. Consigliere nazionale dell'associazione consulenti finanziari Anasf

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