Lunedì 23 Dicembre 2024

Reddito di cittadinanza, si cambia: più lavoro e niente soldi a chi rifiuta un posto

«Sull'inserimento nel mondo del lavoro collegato al reddito di cittadinanza siamo indietro» ma «nei primi mesi del 2021 presenteremo il progetto che incrocia l’attuazione del reddito di cittadinanza con l’inserimento nel mondo del lavoro». Con questa frase pronunciata qualche giorno fa al Festival dell’economia di Trento il premier Giuseppe Conte ha praticamente ammesso le difficoltà della misura a - nato come sostegno per accompagnare al lavoro chi lo percepisce - e che sarà sottoposta a una revisione. Come potrebbe cambiare il reddito di cittadinanza? Come detto il beneficio avrebbero dovuto avere efficacia su due fronti: da un lato assistere chi non ha un reddito dignitoso con un aiuto economico. Dall'altro avrebbe dovuto parallelamente creare un percorso di accompagnamento al lavoro per chi lo percepisce. Ma questa seconda fase non si è mai compiuta realmente e a oggi ad avere avuto un'opportunià occupazionale con il reddito di cittadinanza sono davvero in pochi. Quindi il prossimo passo rappresenta proprio questo coollegamento tra misura e mondo del lavoro togliendo anche il beneficio a chi rifiuta per più di tre volte le proposte di lavoro. Ovviamente sul rallentamento di questo collegamento pesa la pandemia con i navigator a casa e i centri per l'impiego chiusi (in smart working). Secondo quanto comunicato dall'Inps, con il mese di agosto si registra un incremento dei nuclei beneficiari di Reddito/Pensione di Cittadinanza di oltre il 23% rispetto al corrispondente dato del mese di gennaio 2020 (1,304 milioni di famiglie contro 1,059 milioni del mese di gennaio) e un aumento del 20% del numero di persone coinvolte, che sono passate da 2,562 milioni di gennaio a 3,081 milioni registrate nel mese di agosto. In particolare, con riferimento al solo Reddito di Cittadinanza, l’incremento dei nuclei beneficiari è stato di oltre il 25%, con un aumento del 21% del numero di persone coinvolte, sempre rispetto al mese di gennaio 2020. Nelle intenzioni del governo c'è quella di creare una struttura centralizzata che metta in comunicazione i sistemi regionali per individuare chi rifiuta un lavoro: se un'azienda del Nord cerca una figura professionale e non la trova al Settentrione, il sistema regionale difficilmente la troverà fuori dal proprio territorio. Mettendo in collegamento i sistemi, potrebbe comunicare con una regione del Sud che possibilmente ha nei propri archivi il profilo richiesto. In questo modo sarà più facile connettere beneficiari e mondo del lavoro e allo stesso tempo più difficile mantenere il reddito se si rifiuta la proposta occupazionale, mentre al momento questa "stretta" non è stata attuata. Intanto, è in arrivo la prima scadenza per il Reddito di cittadinanza. Domani, mercoledì 30 settembre, "decade" il diritto al beneficio, fissato in una iniziale tornata di 18 mesi, per chi ha iniziato a percepirlo sin dall’inizio, ovvero da aprile 2019. Si tratta, secondo stime dell’Inps, di circa 450 mila nuclei familiari. Per loro sarà necessario presentare una nuova domanda e, nell’attesa della riconferma, la "carta" sarà interrotta per un mese. La sospensione non riguarda la Pensione di cittadinanza, riconosciuta agli over 67.  

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