Sarà di 10 miliardi la perdita di vendite per l'intera filiera agroalimentare che tiene conto della chiusura anticipata dei ristoranti alle 18 fino al 24 novembre, come prescritto dal nuovo Dpcm. A stimarne l'impatto è Filiera Italia, definendo la misura "un colpo di mannaia per uno dei settore trainanti del paese che si accompagna al crollo verticale di alcuni comparti". "Dovremo prendere in considerazione un prolungamento della sofferenza per le filiere dei vini, dei formaggi e dei salumi di qualità che già durante il precedente lockdown avevano toccato un terribile calo del 40%". Secondo la fondazione a pagare queste restrizioni non sono solo i ristoratori che hanno investito in misure di sicurezza e che oggi si trovano a pagare a caro prezzo il costo della crisi, ma anche 70 mila industrie agroalimentari, a rischio fino a 400 mila posti di lavoro tra filiera produttiva e ristorazione. "Con gli uffici in smart working - precisa il consigliere delegato - non si può credere che consentire l'apertura solo per pranzo rappresenti una misura sufficiente; infatti sono già moltissimi i ristoratori che pensano a una chiusura totale per limitare le perdite. Subito ristoro diretto e adeguato con importi - conclude - che devono essere riferiti a ogni singolo locale e non a ragione sociale".