Bilancio in rosso fisso, indice di fiducia dei viaggiatori di nuovo giù, ai livelli di marzo, e il timore della pandemia che spinge sei italiani su dieci a non prendere nemmeno in considerazione l'idea di fare una vacanza da qui a fine anno. È il quadro drammatico delineato da Confturismo-Confcommercio per il settore. Dopo cinque mesi che hanno bruciato 49,5 milioni di arrivi in Italia e 153,5 milioni di presenze, oltre a 10,5 milioni in meno di Italiani all'estero, agosto e settembre - rileva Confturismo - non sono andati meglio, se non per una lievissima ripresa dei flussi interni, caratterizzati però da soggiorni brevi e capacità di spesa decisamente ridotta. L'indice di fiducia del viaggiatore italiano, calcolato mensilmente da Swg per conto di Confturismo-Confcommercio, fornisce però indicazioni ancora peggiori per l'immediato futuro: la propensione a viaggiare, calcolata con interviste fatte tra il 21 e il 26 ottobre, scende a 49 punti - su scala 0-100 - il peggior risultato di 6 anni di rilevazione dopo i 44 punti di aprile, quando eravamo in pieno lockdown: 17 punti sotto rispetto a ottobre 2019. Sei italiani su dieci non prendono nemmeno in considerazione l'ipotesi di fare una vacanza da qui a fine anno: alla base c'è la paura della pandemia, come dice il 63%. Un timore tanto radicato da influenzare - ed è questa la criticità maggiore - i mesi a venire fino all'estate 2021, quando gli intervistati considerano seriamente la possibilità di fare una vacanza di almeno 7 giorni. "Uno scenario dettato dall'emotività e dall'incertezza ma che, se confermato, farebbe saltare il business del settore per le settimane bianche, Carnevale e Pasqua": per Confturismo "il punto di non ritorno". Dalle risposte degli intervistati emerge la richiesta di flessibilità nei contratti di acquisto dei servizi turistici - quindi possibilità di cancellare senza penali fino all'ultimo momento - e di informazioni certe sulla sicurezza sanitaria della destinazione e del viaggio. Meno importante, in questa fase, l'aspetto economico come, ad esempio, bonus e deducibilità fiscale delle spese di viaggio. Efficace dunque risulterebbe l'adesione di tutti i Paesi Ue - a partire dall'Italia - al 'pacchetto Covid-19' varato a ottobre dalla Commissione Europea, che include la raccomandazione per regole comuni sulle limitazioni agli spostamenti, un protocollo apposito per i controlli sanitari rapidi sui viaggiatori e sull'applicazione delle quarantene e uno scambio di informazioni immediato e certificato sugli andamenti epidemiologici.