Trentotto miliardi: da qui si ripartirà nel 2021. Arriva, a quasi un mese dal Consiglio dei ministri che l’ha approvato «salvo intese», il testo della maxi legge di bilancio. Ma già non basta. Si ragiona su un nuovo, ingente, scostamento di bilancio per il 2021, da approvare probabilmente a dicembre. E intanto si prepara un decreto Ristori ter: il passaggio di Campania e Toscana tra le regioni «rosse» e di Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna e Marche tra le «arancioni» porta con sé nuove chiusure e la necessità di aumentare i fondi finora stanziati. E magari, come chiede il M5s ma anche l’Anci, di ampliarne la portata. È sera quando Giuseppe Conte prova a rassicurare un gruppo di ristoratori giunti a Roma a piedi da Firenze. Il rischio è aver chiuso per non riaprire più, è l’allarme che lanciano, nel giorno in cui anche il mondo del calcio dice di rischiare il «default». Il premier se ne mostra consapevole: sono «ingenti», spiega, le risorse messe in campo dal governo con i due decreti Ristori, che «raddoppiano i contributi» arrivati in primavera con la prima ondata della pandemia. «Questo governo farà tutto ciò che è necessario per uscire da questo periodo», aggiunge. Ecco perché, per garantire che a tutte le nuove chiusure corrispondano adeguate risorse, potrebbe arrivare già la prossima settimana il terzo decreto, destinato a confluire con gli altri due in un unico esame in Parlamento. Bisogna aiutare anche le attività che «pur non avendo chiuso, in questi mesi hanno subito un calo di fatturato importante», dice Laura Castelli del M5s, annunciando un’istruttoria di Mef e Agenzia delle Entrate per determinare quante risorse servirebbero per un nuovo contributo a fondo perduto. Un invito a fare presto arriva dal sindaco di Napoli Luigi De Magistris, che invoca con forza aiuti immediati a una città già in sofferenza. Mentre l’Anci chiede «un’agevolazione generalizzata sulla Tari, rivolta alle attività soggette a chiusura obbligatoria». E Antonio Decaro sollecita una riedizione dei «buoni spesa» per le persone più in difficoltà, mentre in manovra spuntano 40 milioni di euro per il 2021 al Fondo per la distribuzione di derrate alimentari alle persone indigenti. Per far fronte a tutte le esigenze che già si annunciano nel nuovo anno, il governo dovrebbe chiedere a breve - probabilmente a dicembre - al Parlamento l’autorizzazione a fare altro deficit, con un nuovo scostamento di bilancio. Secondo alcune fonti, si starebbero ipotizzando ad ora due possibili forchette per lo scostamento: una da 10-15 miliardi, l’altra ben più ingente che potrebbe arrivare ad aggirarsi tra i 30 e i 40 miliardi. Molto dipenderà, spiegano le stesse fonti, anche dal nuovo intervento che proprio a dicembre la Bce dovrebbe mettere in campo. Oltre che dalle esigenze che emergeranno in relazione alle strette regionali e a eventuali nuove misure anti contagio per tutto il territorio nazionale. Intanto prende forma la legge di bilancio, in un maxi testo da 243 articoli suddivisi in 21 capitoli, dal fisco alla sanità, dal lavoro e la famiglia al Recovery fund. La grande novità resta l’avvio dell’assegno familiare da luglio, con una dote di 3 miliardi nel primo anno e poi 5,5 miliardi dal 2022. Mentre c'è un fondo da 2,5 miliardi, ma a partire dal 2022, per la riforma fiscale che dovrebbe includere la revisione dell’Irpef. La manovra quest’anno porta i segni dell’emergenza Covid: ci sono 4 miliardi per rifinanziare misure adottate per aiutare le categorie in difficoltà e 5 miliardi per altre 12 settimane di cassa integrazione, oltre alla proroga del blocco dei licenziamenti fino al 31 marzo, oltre che sostegno alla sanità con finanziamenti come quello da oltre 800 milioni per aumenti ai medici. E ancora, misure per famiglie e scuola che vanno da 7 giorni di congedo di paternità al bonus bebè, fino a 350 milioni per il trasporto scolastico. Il Parlamento avrà una dote di 800 milioni per le sue modifiche, nell’attesa di capire se decollerà la collaborazione maggioranza-opposizione auspicata da Pd e Fi. I partiti di governo avviano intanto i due tavoli per la verifica, per elaborare il programma fino a fine legislatura. Il primo tavolo si occuperà della revisione dei 29 punti del programma del 2019, di legge elettorale e di riforme istituzionali come la sfiducia costruttiva e la modifica del titolo V con la clausola di supremazia dello Stato sulle regioni. Il secondo tavolo, più politico, delle riforme economiche e sociali, a partire dai macrocapitoli del Recovery plan. Il primo incontro viene da tutti definito costruttivo, solo sul metodo. I lavori dovrebbero portare a una bozza di programma entro un mese ma Italia viva è già in pressing: «Dobbiamo chiudere tutto a fine novembre e far partecipare di più i gruppi parlamentari, come non avvenuto sulla manovra».