Lunedì 23 Dicembre 2024

Alitalia, "Ita" al via il 15 ottobre: solo 2.800 dipendenti

La nuova Ita spiccherà il volo il prossimo 15 ottobre con una flotta dimezzata di 52 aerei e con soli 2.800 dipendenti rispetto agli attuali 11mila. Ma, subito dopo, punterà a crescere e a riguadagnare posizioni, tanto che già il prossimo anno conta di assorbire 5.750 dipendenti della vecchia compagnia. Dopo una lunga trattativa sul dossier Alitalia, è arrivato l'accordo con l’Ue per l’avvio della nuova compagnia. E in contemporanea il nuovo consiglio di amministrazione approva il piano industriale. Protestano invece i sindacati che definiscono "inaccettabile" l’impostazione della nuova compagnia.

I dettagli

La discussione con la Commissione Europea su Ita «ha consentito di giungere ad una soluzione costruttiva ed equilibrata, che garantisce la discontinuità necessaria al rispetto della normativa europea», spiega il ministero dell’Economia. L’intesa consente ora - dice il Mef - di avviare le procedure relative all’aumento di capitale di Italia Trasporto Aereo. Dopo l’approvazione del Piano i soci potranno deliberare su un aumento di capitale da 700 milioni di euro. Servirà come dotazione finanziaria indispensabile per l'acquisizione degli asset. Già perché Ita potrà acquisire tramite negoziazione diretta con Alitalia gli asset del settore volo ("Aviation"), mentre il brand Alitalia sarà ceduto attraverso una gara pubblica, bandita e gestita da Alitalia, alla quale ITA parteciperà «in quanto ritiene il brand elemento imprescindibile». Lo stesso vale per le attività di «Ground Handling» e la «Manutenzione». La nuova compagnia partirà leggera ma sia la flotta che il personale cresceranno. Potrà contare - prevede il Piano approvato dal Cda - 78 aerei nel 2022 e 105 a fine 2025, 81 dei quali di nuova generazione (il 77% della flotta). Anche il personale è destinato ad aumentare: si parte con un numero di dipendenti per gestire l’Aviation pari a 2.750-2.950, che salirà a fine piano (2025) a 5.550-5.700 persone. Il Piano nella parte economica prevede un fatturato che nel 2025 raggiungerà 3.329 milioni di euro e un pareggio operativo da realizzarsi entro il 3° trimestre del 2023. «Sono particolarmente soddisfatto per il riconoscimento della solidità industriale e finanziaria che sono alla base dell’approvazione del Piano», commenta l’ad, Fabio Lazzerini. Ita focalizzerà la propria attività sull'hub di Fiumicino e sull'aeroporto di Milano Linate.  La compagnia servirà da subito 45 destinazioni con 61 rotte che saliranno a 74 destinazioni e 89 rotte nel 2025. Il tutto sotto l’occhio vigile dell’Ue che monitorerà l'attuazione dell’intesa che prevede una decisa discontinuità tra Ita e Alitalia.

Le reazioni

In Europa, la commissaria Ue Vestager ha spiegato di aver avuto rassicurazioni sul rispetto dei diritti dei passeggeri, ma anche di rimanere «in stretto contatto con le autorità italiane per garantire che il lancio di Ita come attore di mercato nuovo e vitale sia in linea con le norme Ue sugli aiuti di Stato». La nuova compagnia, sostiene il ministro delle Infrastrutture e delle Mobilità Sostenibili, Enrico Giovannini, "sarà in grado di competere sui mercati italiani e internazionali e si integrerà con il sistema del trasporto ferroviario». Il ministero dello Sviluppo Economico ha posto l'accento sull'impegno a «vigilare» e a tutelare i cittadini che hanno acquistato i biglietti e i lavoratori della compagnia. I lavoratori Alitalia che «potrebbero essere assunti nella nuova compagnia sono 2800 nel 2021 e 5750 nel 2022». Non tutti sono contenti. Con questo piano industriale, contestano i sindacati Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti e Ugl TA, «si prefigurerebbe lo spezzatino aziendale con nessuna certezza per le attività a terra di handling e di manutenzioni. La nuova compagnia partirebbe con una miniflotta con solamente 52 aerei senza prospettive sul lungo raggio. E’ inaccettabile che su 10.500 lavoratori vengano assunti solamente 2.750-2.950 il primo anno. Anche il brand messo a gara prefigurerebbe evidenti danni commerciali. E’ un piano debole anche in prospettiva ricavi fino al 2025. Sono errori gravissimi che rendono inaccettabile questa impostazione». (ANSA).

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