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Via libera dell'Ue all'Italia per la semina di altri 200mila ettari per produrre mais e grano

Dall’Unione Europea arriva il via libera alla semina in Italia di altri 200mila ettari di terreno per una produzione aggiuntiva di circa 15 milioni di quintali di mais per gli allevamenti, di grano duro per la pasta e tenero per la panificazione, necessari per ridurre la dipendenza dall’estero. È quanto emerge dall’analisi della Coldiretti in riferimento alle misure europee adottate per fronteggiare la crisi per la guerra in Ucraina con la messa a coltivazione di ulteriori quattro milioni di ettari nella Ue. Tra le regioni più interessate - sottolinea la Coldiretti - ci sono la Campania con 10.500 ettari, la Lombardia con 11.000, il Veneto con 12.300 ettari, il Piemonte con 17.544 e l’Emilia-Romagna con 20.200. L’Italia - riferisce Coldiretti - ha abbandonato negli ultimi 25 anni più di un appezzamento agricolo su quattro (il 28% della superficie coltivabile), perché molte industrie hanno preferito approvvigionarsi all’estero.

«Appare però del tutto insufficiente - evidenzia la Coldiretti - l’annunciato impiego della riserva di crisi della Politica Agricola Comune che per l'Italia significa un importo inferiore ai 50 milioni di euro i quali, anche se possono essere cofinanziati per il 200%, sono assolutamente inadeguati a dare risposte concrete alle difficoltà che stanno subendo aziende agricole e della pesca e gli allevamenti, costretti ad affrontare aumenti insostenibili per energia, mangimi, concimi». Insufficienti secondo la Coldiretti anche i livelli di aiuto previsti dal Quadro temporaneo aiuti di Stato per la crisi Ucraina, appena pubblicato, che prevede un tetto massimo di 35.000 per azienda agricola, ampiamente al di sotto delle reali esigenze. «A livello comunitario servono più coraggio e risorse per raggiungere l’obiettivo fissato dai capi di Stato a Versailles di «migliorare la nostra sicurezza alimentare riducendo la nostra dipendenza dalle importazioni dei principali prodotti agricoli e dei fattori produttivi» ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare però come sia necessario che «alle importazioni venga applicando il concetto della reciprocità negli standard produttivi in modo che tutti i prodotti che entrano nei confini nazionali ed europei rispettino gli stessi criteri, garantendo che dietro gli alimenti, italiani e stranieri, ci sia un analogo percorso di qualità».

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