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Mutui a tasso variabile, "stangata sulle famiglie": ecco gli aumenti previsti

L’aumento dei tassi d’interesse di 0,75 punti deciso dalla Bce rappresenta «una mazzata» per le famiglie italiane che hanno acceso un mutuo a tasso variabile. Lo affermano le associazioni dei consumatori. Secondo Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, si tratta in media di un aumento della rata pari a 52 euro al mese: «Una stangata annua pari a 624 euro». Chi ad agosto ha pagato 445 euro per un prestito ventennale da 100mila euro,  secondo il Sole 24 Ore, ne sborserà oltre 600 a giugno.

Secondo il Codacons, ipotizzando un mutuo da 150 mila euro a 25 anni - una delle tipologie più richieste in Italia - e nel caso in cui l’aumento del tasso venga traslato interamente sul finanziamento, la rata mensile passerà dagli attuali 590 euro a 643 euro, con un incremento di +53 euro al mese, +636 euro all’anno. Su un mutuo da 200 mila euro, sempre a 25 anni, la rata mensile passerà da 787 euro a 858 euro, +71 euro al mese, +852 euro all’anno. Va peggio - prosegue il Codacons - a chi ha acceso finanziamenti più pesanti e di più lunga durata: su un mutuo da 250mila euro a 30 anni, la rata mensile sale da 847 euro a 937 euro, con un incremento di +90 euro al mese e un maggior esborso pari a 1.080 euro su base annua.

«Avevamo previsto lo scorso agosto la stangata sui mutui che sarebbe scattata in autunno, e purtroppo i nostri timori hanno trovato conferma - afferma il presidente Carlo Rienzi - L’incremento del costo dei finanziamenti si aggiunge così al caro-bollette e all’emergenza prezzi, aggravando ulteriormente i conti delle famiglie italiane».
«E' ovvio che la Bce con un’inflazione galoppante come questa non aveva molte alternative, ma il rischio, essendo le cause principali di questa fase inflattiva dipendenti dall’offerta e dai prezzi impazziti del gas, un’inflazione quindi importata, è che alla fine gli effetti negativi sul piano della crescita, degli investimenti e dei maggiori oneri sul debito pubblico superino quelli positivi» sostiene Dona. «Insomma, il carovita va affrontato soprattutto con le politiche fiscali e un accordo europeo per cambiare le regole del mercato energetico, più che con la politica monetaria della Bce. Ma fino a che l’Ue non ottiene risultati» conclude Dona.

 

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