Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Case green, primo ok del Parlamento europeo. Ecco cosa prevede la direttiva

Il Parlamento europeo - con 343 voti a favore, 216 contro e 78 astenuti - ha approvato in prima lettura la riforma della direttiva sulle performance energetiche degli edifici che prevede obiettivi di ristrutturazione degli immobili negli Stati membri. Dopo il primo sì dell’Aula al testo di riforma ora si aprirà il cosiddetto trilogo di negoziati con il Consiglio e la Commissione europea per arrivare alla versione definitiva della nuova direttiva, che solo una volta in vigore dovrà essere applicata dagli Stati membri. La riforma della direttiva per l’efficientamento energetico degli edifici, che ha scatenato una nuova ondata di polemiche in Italia, è stata presentata dalla Commissione europea il 15 dicembre 2021. Il Parlamento europeo ha approvato oggi - con il voto contrario dei partiti di maggioranza in Italia (Fdi, Lega e Fi) ma ad ampia maggioranza in aula - il suo mandato negoziale. Il testo dovrà quindi essere negoziato con il Consiglio.

I dettagli

La versione approvata prevede che tutti i nuovi edifici dovranno essere a emissioni zero a partire dal 2028. Per i nuovi edifici occupati, gestiti o di proprietà delle autorità pubbliche la scadenza è fissata al 2026. Tutti i nuovi edifici per cui sarà tecnicamente ed economicamente possibile dovranno inoltre dotarsi di tecnologie solari entro il 2028, mentre per gli edifici residenziali sottoposti a ristrutturazioni importanti la data limite è il 2032.
Sempre secondo la posizione del Pe, gli edifici residenziali dovranno raggiungere, come minimo, la classe di prestazione energetica E entro il 2030, e D entro il 2033. Per gli edifici non residenziali e quelli pubblici il raggiungimento delle stesse classi dovrà avvenire rispettivamente entro il 2027 (E) e il 2030 (D).
Per gli edifici esistenti, gli Stati membri hanno convenuto di introdurre norme minime di prestazione energetica corrispondenti alla quantità massima di energia primaria che gli edifici possono utilizzare per metro quadro all’anno. Per gli edifici non residenziali esistenti, gli Stati membri hanno convenuto di fissare soglie massime di prestazione energetica, basate sul consumo di energia primaria. La prima soglia fisserebbe una linea al di sotto del consumo di energia primaria del 15% degli edifici non residenziali che presentano le prestazioni peggiori in uno Stato membro. La seconda soglia verrebbe fissata al di sotto del 25%. Tradotto, il consumo va tagliato del 15% con la prima soglia e del 25% con la seconda soglia.
Gli Stati membri hanno convenuto di portare tutti gli edifici non residenziali al di sotto della soglia del 15% entro il 2030 e al di sotto della soglia del 25% entro il 2034. Le soglie sarebbero stabilite sulla base del consumo energetico del parco immobiliare nazionale al primo gennaio 2020 e possono essere differenziate a seconda delle diverse categorie di edifici.
Per gli edifici residenziali esistenti, gli Stati membri hanno convenuto di fissare norme minime di prestazione energetica sulla base di una traiettoria nazionale in linea con la progressiva ristrutturazione del loro parco immobiliare per renderlo a emissioni zero entro il 2050. La traiettoria nazionale sarebbe espressa come un calo del consumo medio di energia primaria dell’intero parco immobiliare residenziale durante il periodo 2025-2050.
In questo modo si garantirebbe che il consumo medio di energia primaria dell’intero parco immobiliare residenziale sia equivalente almeno alla classe di prestazione energetica D entro il 2033. Si parla quindi di consumo medio a livello nazionale e non di una valutazione edificio per edificio.

Caricamento commenti

Commenta la notizia