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Superbonus e bonus facciate hanno portato ad un peggioramento del deficit/Pil del 2,6%

Il Superbonus e il Bonus facciate hanno concorso ad un peggioramento del deficit/Pil di 2,6 punti percentuali nel 2022. Il dato è stato fornito dall’Istat in occasione di un’audizione in commissione Finanze al Senato. «La riclassificazione del credito da minori entrate a maggiori spese», ha spiegato il direttore della Direzione centrale per la contabilità nazionale, Giovanni Savio, «ha determinato un aumento sulla pressione fiscale del 2022 di 0,3 punti percentuali (43,2% vs 43,5%). Non ha invece avuto impatto evidente sul 2020 e sul 2021 in ragione della dimensione limitata degli importi dei crediti fruiti. Si ricorda che la fruibilità del credito è consentita dall’anno successivo al sostenimento della spesa. Gli importi, quindi, in termini di fruizione, cominciano ad essere più significativi dall’anno 2021, in progressione crescente per gli anni successivi per il sovrapporsi delle quote annuali di fruibilità».

Savio ha quindi sottolineato che «il blocco delle cessioni e dello sconto in fattura previsto dal Decreto-legge del 16 febbraio 2023 introduce una novità normativa rilevante che potrebbe incidere significativamente sulla modalità di fruizione del Superbonus. Infatti, nel caso in cui il blocco divenisse pienamente operativo, renderebbe di fatto impraticabile l’opzione dell’utilizzo alternativo alla detrazione (ossia cessione o sconto in fattura). Questa eventualità porrebbe limiti alla piena fruibilità del bonus e renderebbe verosimile la perdita dell’agevolazione (in tutto o in parte) da parte del beneficiario. In una tale prospettiva, verrebbero meno due delle caratteristiche cruciali per la classificazione del credito come "pagabile" nell’ambito dei Conti Nazionali (ossia la trasferibilità e l’utilizzo in compensazione fiscale). Nello specifico, ciò implicherebbe un cambiamento di classificazione del Superbonus e del Bonus facciate nei Conti Nazionali a partire dall’anno 2023, e con riferimento alle spese sostenute a valere delle nuove disposizioni normative. Coerentemente con quanto disposto dal nuovo Mgdd 2022, l’impatto di un cambiamento normativo di tale rilievo, dovrebbe infatti manifestarsi nei conti delle Amministrazioni Pubbliche nel momento della sua introduzione».

Al momento, comunque, ha concluso, «stante le caratteristiche vigenti, per i crediti fiscali non si rileva alcun impatto sul debito pubblico. Infatti, le passività fiscali di cui lo Stato diviene titolare nei confronti dei contribuenti che hanno avuto accesso a questi crediti non sono classificabili come passività rientranti nella definizione di debito di Maastricht. Se dovessero successivamente intervenire modifiche inerenti le modalità di cessione e/o il recupero dei crediti, o in generale dovesse mutare la natura di credito fiscale, l’eventuale valutazione in termini di impatto sul debito spetta alla Banca d’Italia».

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