Il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto legge che riforma le Politiche di coesione e il decreto legislativo per la Revisione del regime Irpef e Ires. Alla vigilia la premier Giorgia Meloni ha preannunciato in quest'ultimo provvedimento una misura per erogare "a gennaio 2025, un'indennità di 100 euro a favore dei lavoratori dipendenti, con reddito complessivo non superiore a 28.000 euro con coniuge e almeno un figlio a carico, oppure per le famiglie monogenitoriali con un unico figlio a carico".
Il bonus da 100 euro che arriverà nel 2025 per i redditi bassi "è il primo tassello" cui seguirà "trovando le relative risorse" l'intervento per "le tredicesime: non è che abbiamo una visione strabica, per imprese e lavoro autonomo, prestiamo altrettanta attenzione al lavoro dipendente, che ha numeri molto più rilevanti" e bisogna "trovare equilibrio per le coperture". Così il viceministro al Mef Maurizio Leo illustrando il decreto legislativo su Irpef e Ires approvato dal Consiglio dei ministri. "E' una misura temporanea perché l'obiettivo è la detassazione delle tredicesime, come dice la legge delega"- ha detto il viceministro spiegando che però il governo voleva dare un "ulteriore sostegno alle famiglie", ma sempre stando "attenti ai conti pubblici", perché "vogliamo dare l'impressione ai mercati che ci muoviamo con la massima attenzione".
Il bonus da 100 euro "a vantaggio delle famiglie monoreddito o monogenitoriali" sarà "erogato attraverso i sostituti d'imposta nel 2025", perché nel 2024 il governo ha già utilizzato tutte le risorse per fare i primi 13 decreti legislativi attuativi della delega, "compreso quello di oggi": lo ha detto il viceministro dell'Economia, Maurizio Leo, al termine del Cdm. "Il governo è voluto venire incontro alle fasce medio basse aggiungendo questo beneficio in un momento particolare" come quello di fine anno, "per venire incontro ai dipendenti che hanno redditi non elevati", complessivamente non oltre 28 mila euro, ha aggiunto sottolineando che "come primo obiettivo" per il 2025 c'è quello di "consolidare le famose tre aliquote e spingerci ancora oltre: vedremo quale sarà il risultato del concordato preventivo biennale per le partite Iva cui dobbiamo tendere la mano ma anche fare in modo che dichiarino redditi coerenti con la loro capacità contributiva, per venire incontro al ceto medio" che è quello "in maggior sofferenza".
Fitto, "Col dl Coesione rimettiamo in moto 75 miliardi"
Negli ultimi due rapporti europei sui fondi di coesione per l'Italia "il quadro è poco edificante per l'efficacia della spesa", in particolare "per la programmazione 2021-2027 gli impegni e le spese sono quasi pari a zero quindi l'obiettivo è rimettere in moto risorse pari a 43 miliardi di risorse europee ai quali si aggiungono risorse nazionali di cofinanziamento per un importo complessivo di 75 miliardi": lo ha detto il ministro degli Affari europei, Sud, Politiche di coesione e Pnrr, Raffaele Fitto, al termine del Cdm che ha approvato anche la riforma della Coesione. La riforma, ha spiegato, "crea le condizioni perché i diversi fondi (coesione, Fsc e Pnrr, ndr) dialoghino e diventino complementari", perché "il rischio era che i fondi marciassero in contrasto gli uni con gli altri". La riforma è il "tassello conclusivo che "ci fa usare meglio questi strumenti".
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