Il redditometro stoppato in attesa di approfondimenti, la spending review per i comuni in stand by, il rinvio delle nomine nelle partecipate pubbliche. Ma anche l'annosa partita dei balneari e il bonus da 100 euro promesso per il 2025 ma di cui si attende ancora il decreto attuativo. Sono diversi i dossier che la pausa elettorale ha lasciato aperti sul tavolo del governo. Misure su cui si sono consumate anche divergenze all’interno della maggioranza e che ora, una volta digerito l’esito del voto, richiederanno una sintesi e una soluzione. A partire dal nodo del redditometro, che per qualche giorno ha fatto fibrillare l’esecutivo. Spuntato a sorpresa in un decreto ministeriale firmato dal viceministro dell’economia Maurizio Leo, ha scatenato subito l’alzata di scudi dei partiti del centrodestra contrari ad un ritorno al meccanismo introdotto nel 2015 dal governo Renzi. Immediata la marcia indietro dell’esecutivo, che ha subito sospeso il decreto. L’atto che blocca il meccanismo, però, non lo abolisce del tutto, ma lo differisce soltanto. La stessa premier, Giorgia Meloni, ha spiegato la necessità di «una ulteriore riflessione per assicurare maggiori garanzie ai contribuenti». Due le ipotesi su cui si lavorerà, ha spiegato: o superare in toto l’accertamento sintetico oppure lavorare a una norma che circoscriva questo tipo di strumento ai fenomeni di grande evasione. Sospesa per ora anche la spending review per i comuni. La misura, prevista dalla legge di bilancio, è stata inserita in un decreto interministeriale che ripartisce i tagli (250 milioni di euro l’anno dal 2024 al 2028, pari a 1,25 miliardi complessivi, di cui il 50% sulla spesa corrente e il resto in proporzione ai contributi del Pnrr). I comuni sono subito insorti e le opposizioni hanno alimentato il dibattito evidenziando il rischio di tagli alla spesa sociale. Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha però frenato, smentendo i tagli e spiegando che allo stato c'è solo «un mero schema di decreto sottoposto alle valutazioni tecniche del sistema delle autonomie locali». Sul provvedimento è necessaria l’intesa in sede di Conferenza Stato-città ed autonomie locali, ma il tema non è stato inserito all’ordine del giorno della riunione del 30 maggio. Se ne riparla dunque dopo il voto: la prossima riunione è il 27 giugno. Altro tema caldo rinviato è quello delle nomine nelle partecipate pubbliche. Il 24 maggio l’assemblea dei soci di Cdp ha approvato bilancio e dividendo, ma ha rinviato al 20 giugno le nomine del nuovo consiglio di amministrazione. E per la partita dei rinnovi si prospetta un’estate calda, visto che oltre alla Cassa, sono in ballo anche altre importanti società da Fs alla Rai, da Anas a Sogei. Sale intanto l’attesa per vedere nero su bianco il decreto legislativo sull'Irpef contenente il bonus da 100 euro (che una volta tassato si ridurrà a circa 80), inizialmente promesso per fine anno, ma poi slittato a gennaio 2025 per mancanza di coperture. Il provvedimento è stato approvato in consiglio dei ministri alla vigilia della festa del lavoro del 1 maggio, ma a distanza di un mese non è ancora arrivato alle Camere per il parere. Rinviato a dopo le Europee anche il dossier senza fine sui balneari. Partirà infatti dopo il voto dell’8-9 giugno l’iter istruttorio dell’ufficio di presidenza della Camera sulla richiesta di FdI al presidente di Montecitorio Lorenzo Fontana di sollevare presso la Corte costituzionale il conflitto di attribuzione nei confronti del Consiglio di Stato per la sentenza sulle concessioni. Al termine dell’istruttoria l'ufficio di presidenza produrrà un testo che verrà messo in votazione in Aula.